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La fascio-Dc e il silenzio dell'Imprevista

Tommaso Cerno
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Nel qualunquismo bipolare cui ormai siamo appesi, perfino Aldo Moro rischierebbe di sentirsi dare del fascistello. Vedremo quanto ci metterà il Pd a fare una grande pernacchia al suo omologo europeo, il Pse, che ha avuto la bella trovata di porre un veto all’Italia per la nomina di Raffaele Fitto a vicepresidente della commissione guidata da Ursula von der Leyen. La ragione? Sarebbe un pericoloso estremista, sovranista, destrorso di Ecr, l’anti-politica secondo i seguaci di Olaf Scholz e compagnia che governano la Germania senza vincere le elezioni.

 

 

Ora, che lassù a Bruxelles vivano di favole e poltrone lo sappiamo bene, ma il pernacchione dovrebbe risuonare spontaneo perfino dal Nazareno, visto che il Pd è un partito che ci propina come padre nobile l’ex premier e presidente Ue Romano Prodi a ogni piè sospinto. Un signore che proviene dalla stessa storia politica di Fitto e dal suo stesso partito, la Democrazia cristiana. Immaginare per un solo istante che Elly Schlein possa sostenere in Europa la pericolosa radicalità destrorsa di Fitto è una follia che ci auguriamo non appartenga alle intenzioni dell’Imprevista. Non importa nemmeno che Berlusconi o chi per lui abbia votato Paolo Gentiloni, all’epoca. È una questione di verità e menzogne. E quella sostenuta dal Pse su Fitto è semplicemente una menzogna.

 

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