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Arditti dice grazie alla sinistra: "I veri divisivi siete voi"

Roberto Arditti
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Grazie. Grazie di cuore a Luca Bottura, perché la sua reazione, elegantissima anziché no, ai complimenti del generale Vannacci per il successo della nazionale italiana di pallavolo alle Olimpiadi ci permette di dire una parola definitiva sull’atteggiamento di certa sinistra dal sopracciglio facile. «Suca» scrive Bottura con espressione altissima, oserei dire inarrivabile. Prova così a sintetizzare una presunta soddisfazione collettiva per una vittoria sportiva di un gruppo di atlete di varia provenienza geografica ed etnica accomunate dalla maglia azzurra, che si vuole descrivere come il trionfo di un’Italia arcobaleno in contrapposizione all’Italia retrograda, anacronistica e, fondamentalmente, razzista di cui la destra al governo sarebbe espressione (pur a vario titolo di intensità). Le cose però non stanno così ed è proprio l’elegiaco commento di Bottura a permetterci di chiarirlo. Già, perché se proprio vogliamo dirla tutta c’è un elemento fortemente divisivo, non privo di connotati che se non vogliamo chiamare razzisti certamente possiamo definire ispirati ad una indimostrabile superiorità morale o intellettuale o politica, proprio nella parola di Bottura. C’è un’Italia da serata finale del premio Strega, quell’Italia dalla lacrimuccia facile per l’ultimo scritto della Murgia, che cerca costantemente, pervicacemente, maldestramente ogni pretesto per definirsi diversa da quelli là, accusandoli a ogni piè sospinto di buttare la nazione nel baratro della guerra civile.

 

 

 

La realtà è però che proprio questa Italia dall’aperitivo facile alza muri di incomunicabilità, traccia confini tra chi può prendere la parola e chi deve tacere, emette giudizi sprezzanti verso chi propone un pensiero alternativo. Chi sostiene che una nazionale italiana è di minor valore perché alcuni atleti hanno la pelle scura sbaglia senza se e senza ma. L’Italia di oggi è ancor più di domani è e sarà un Italia dai tanti colori. Ma questo non significa che si debbano cancellare una storia, un sistema di valori, una religione di riferimento, un modo di stare insieme costruito in secoli di abitudini e tradizioni. Non c’è cosa più stupida (ed anche culturalmente miserabile) che affermare l’utilità di un processo di integrazione fatto cancellando tutto, negando ogni valore a quanto ci precede.

Tutto il mondo cammina alla riscoperta delle tradizioni, proprio perché esse diventano indispensabili in una società globalizzata come mai. Così accade in India, dove si va costruendo con fatica la più partecipata democrazia del mondo. Così accade in Cina, dove senza democrazia ma con formidabile sviluppo economico si costruisce il futuro del vero protagonista del XXI secolo. Così accade in Africa, dove accanto ai tentativi spesso disperati di milioni di giovani di costruire una civiltà di sviluppo e convivenza si va riscoprendo un’identità africana che oggi è tra i più interessanti fenomeni culturali del pianeta. Il commento arrogante alla Bottura è il segno evidente di una sinistra che non riesce a misurarsi con la necessità di portare l’Italia nel futuro senza fare macerie di quello che siamo stati, di quello che le nostre famiglie hanno costruito, di quello che in fondo, ci permette di stare insieme. Considerare la vittoria della nazionale italiana femminile di pallavolo come una rivincita della sinistra sulla destra è, ora possiamo dirlo con divertita franchezza, una delle fesserie più colossali del secolo. 

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