Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Ue, von der Leyen doveva unire e ha scelto di dividere: il più grande errore che si potesse fare

Roberto Arditti
  • a
  • a
  • a

È un bene per l’Europa di Ursula von der Leyen il fatto che la maggioranza che ne sostiene il nuovo mandato di Presidente dell’Unione è di centro e di sinistra mentre un mese fa nelle urne sono state le forze di destra a registrare i più significativi aumenti di voti? No, non è un bene, perché così si avvia un quinquennio di potenziale contrapposizione frontale di cui non si sente alcun bisogno e che anzi andrebbe accuratamente evitata. Sarò ancora più chiaro: la nuova «maggioranza Ursula» assomiglia clamorosamente a quel Fronte Nazionale che ha vinto (in termini di seggi) le elezioni in Francia, ma che ora è alle prese con la costruzione di un governo di cui però non si intravede né programma comune né volontà condivisa di stare insieme tra diversi. Insomma è successo a Strasburgo quanto già visto a Parigi: l’elemento che diventa collante politico tra popolari, socialisti, liberali e verdi è uno e solo uno: non portare a bordo quelli là, gli impresentabili, i bifolchi, la destra che non sa stare a tavola (per non dire di peggio).

 

 

Domandiamoci per onestà se a questo risultato si giunge solo per bramosia di potere al centro e a sinistra. Ebbene la risposta è no, perché le destre europee faticano a parlare con voce coordinata (anzi non ci riescono proprio), al punto che hanno deciso di formare ben tre gruppi nel nuovo Parlamento Europeo, vanificando così gli sforzi di quelli (come Giorgia Meloni) che hanno trattato fino all’ultimo per entrare nella partita. Però è altrettanto vero che al centro, in quel centro popolare e liberale che tanto conta in Europa, si continua ragionare cercando di tenere tutto ciò che è a destra fuori dalla porta, fingendo di non vedere che lì finiscono ansie e speranze di milioni di cittadini, preoccupati di un’Europa meravigliosa per chi vive all'attico, faticosissima per chi sta al piano terra. È una scelta pericolosa quella oggi compiuta in particolare dal raggruppamento popolare, nonostante gli sforzi di Forza Italia.

 

 

Lo è perché riproduce a distanza di anni un meccanismo che ha portato a Brexit: Bruxelles non capisce (o finge di non capire) i segnali che vengono dalla periferia dell’impero, fino quando qualcuno finisce per andare per la sua strada, facendo un danno a sé e all’Europa. Il rischio è esattamente lo stesso: la nuova Commissione resta sorda al grido di dolore che viene da milioni di donne e uomini spesso non più giovani e meno fortunati economicamente, proprio quelli che vivono con disagio la globalizzazione, flussi migratori irregolari imponenti, una transizione ecologica e digitale che spazza via certezze e posti di lavoro tradizionali. Insomma la base delle forze politiche di destra, che finiranno per accentuare i toni di critica verso un’Europa «nemica» senza se e senza ma. Esattamente il contrario di quello che ci serve, perché i veri nemici sono fuori dal continente, sono tanti e pure pericolosi. Von der Leyen doveva lottare fino all’ultimo per unire, ha scelto di dividere.

 

Dai blog