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Ue, Paragone brutale con von der Leyen: se questa è una leader degna di un'Europa in crisi

Gianluigi Paragone
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L’idea che il grande disegno europeo non abbia altri leader al di fuori di Ursula von der Leyen fa capire di che stoffa sia fatta l’Unione europea, i suoi limiti e il suo reale peso. Ne ho scritto recentemente in «Maledetta Europa» dove spiego che il maleficio sta nell’assenza di legittimazione popolare e quindi di un deficit politico colmato da alti poteri. Ursula si prende il bis, in nome di questo preciso slancio europeista dove le élite comandano e al popolo è concesso il diritto di votare per il... packaging della Ue, cioè il parlamento europeo. Un imballo attraverso il quale si trasporta la «ciccia». Il successo della signora Ursula è il successo di chi ha magheggiato una vita tra tesi scopiazzate e sms spariti tutte le volte che c’erano grandi commesse: la condanna della Corte sulla mancata trasparenza circa i vaccini ne è l’ultima prova. Il successo della signora Ursula è il successo di chi non ha mai perso un giro di poltrone da quando cominciò a collezionarne con il primo governo Merkel senza interruzione: tramare per restare al potere.

 

 

Ha cercato la sponda di Giorgia Meloni quando temeva che la spaccatura nel Partito popolare europeo fosse più profonda e, alla vigilia delle Europee, cercava di intercettare il nuovo vento che soffiava nel Vecchio Continente. Quando poi ha capito che sarebbe bastato coprirsi a sinistra coi Verdi (altra sorpresa elettorale), la VDL è tornata a parlare di green e grandi sfide ecosostenibili. Insomma, nulla sembra cambiare nel nuovo corso di Bruxelles, tutto ingessato a un vecchio schema di gioco. Soltanto che il mondo, dal 6 novembre, molto probabilmente non sarà più lo stesso nel caso di vittoria di Donald Trump. E l’Europa che fa?

 

 

Decide di giocare una partita tutta sua, dove si atteggia a superStato senza esserlo, dove dispensa carte da un mazzo che non ha né semi, né colori, né numeri: insomma carte bianche. L’accoppiata Trump/Vance è stata chiara su cosa farà alla Casa Bianca. Il governo Meloni, tranne Forza Italia, di fatto è fuori dalla maggioranza Ursula e già si parla di debacle di Giorgia in Europa: «Non conteremo nulla», si stracciano le vesti coloro che la Patria l’hanno tradita da un pezzo. L’Italia conta esattamente come prima: non sarà certo l’Unione europea della von der Leyen ad elidere ciò che la democrazia ha legittimato; nemmeno a colpi di procedure di infrazione. Ripeto, il 6 novembre il mondo cambierà e cambieranno i lemmi della geopolitica: la retorica dell’Unione europea non reggerà l’urto del cambiamento. E lì Giorgia - se giocherà bene le proprie carte come ha fatto finora - scoprirà il bluff della von der Leyen e della sua maggioranza sinistra che l’ha rieletta.

 

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