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Giustizia e migranti, avanti tutta. Paragone esalta i miracoli di Nordio e Piantedosi

Gianluigi Paragone
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Ci sono due signori che nel governo Meloni stanno compiendo un mezzo miracolo ed è incredibile come la Rai, la cosiddetta TeleMeloni (che esiste solo in certe redazioni), non crei dibattito: forse aspetta che Report, Formigli e compagnia cantante faccia la puntuale opera di distruzione. I due signori in questione si chiamano Matteo Piantedosi e Carlo Nordio. Il primo, dati alla mano, sta fermando l’ondata migratoria come non succedeva da tempo: sta lavorando con insistenza certosina, macinando bilaterali su bilaterali coi Paesi africani più interessati dal fenomeno. Non ama apparire, ha grande senso dello Stato ed ha nel pragmatismo il suo punto di forza. Il secondo si chiama Carlo Nordio e sta compiendo sulla giustizia quel lavoro di riordino (provo allergia per la parola riforma) che ci potrebbe rimettere finalmente sul crinale giusto del Diritto, dove i criminali si prendono con le prove e non sulla base di intercettazioni avvelenate dove o c’è malafede o c’è chi capisce roma per toma. Anche Carlo Nordio lavora con il passo dell’alpinista che non allunga la falcata per apparire un fenomeno. Conosce la montagna (la giustizia) nelle sue insidie e nella sua bellezza. L’apprezza perché crede nel Diritto come pilastro di una comunità sana, pertanto non si arrende di fronte a una magistratura che si fa potere inossidabile.

 

 

Piantedosi e Nordio stanno lavorando per gli italiani per bene. «Stiamo lavorando da tempo ad una riforma organica delle intercettazioni per dare un'attuazione radicale all'articolo 15 della Costituzione che indica nella segretezza delle conversazioni l'altra faccia della libertà», ha commentato il titolare della Giustizia con i giornalisti a proposito di una frase («Più o meno siamo tutti intercettati») che nella percezione comune è verosimile. Le intercettazioni non sono più uno strumento di indagine, sono la bomba che si butta in mare per pescare qualche pesce. «Venti giorni fa la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato l'Italia con una sentenza umiliante e una motivazione spietata sul nostro sistema giuridico, perché sono state intercettate persone non iscritte nel registro degli indagati. Tutto questo cambierà e in meglio quando approveremo radicalmente la riforma sulle intercettazioni e sul sequestro di telefonini e smartphone, che contengono non solo le conversazioni, ma l'intera vita delle persone: cartelle cliniche, foto, conversazioni di terzi, quarti e quinti».

 

 

Nordio ha ragione da vendere, lo sappiamo tutti. Stefano Zurlo ha da poco pubblicato il seguito di un suo prezioso volume, «Il nuovo libro nero della magistratura. Peccati e vizi nelle sentenze del Csm». Qualche tempo prima lo stesso giornalista del Giornale aveva toccato l’argomento delle ingiuste detenzioni, questione su cui quando ero stato in Rai avevo dedicato un programma - «Presunto colpevole» - in cui si raccontavano incredibili storie di cittadini schiaffati senza ritegno in galera da innocenti! Nel racconto di queste vittime (mai abbastanza risarcite e ripagate dalla malagiustizia e dalla malastampa) emergeva quell’intreccio relazionale tra magistrati nelle diverse fasi del procedimento su cui Nordio sta facendo ordine. E per questo merita una lode speciale.

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