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Tricarico demolisce Stoltenberg: errori imperdonabili. E chiede "una Nato meno schiava degli Usa"

Leonardo Tricarico
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Meglio tardi che mai. Il governo italiano, evidentemente esaurita la pazienza con cui ha dovuto tollerare le frequenti sortite incendiarie del Segretario Generale della Nato, ha deciso di mettere un freno alla stolta (nomen omen) e pericolosa attività assertiva dell’ineffabile politico - prossimo banchiere - norvegese, prestato alla comunità internazionale. In particolare, Jens Stoltenberg ha travalicato i limiti dei suoi poteri in due circostanze almeno. Prima di tutto in quello che il Trattato prevede per la sua figura, cioè «guidare le consultazioni e dare attuazione alle decisioni prese», null’altro. Invece nel corso ormai troppo lungo del conflitto, non ha perduto occasione per declamare pubblicamente la sua personale linea, sempre improntata ad innalzare la tensione, mai a promuovere un rasserenamento degli animi troppo accesi. Scorrettezza che si collega al suo secondo grave ed imperdonabile errore: non aver mai promosso, stimolato quello che l’articolo 1 del Trattato impone come dovere centrale per gli Stati Membri ossia l’impegno di tutti «a comporre con mezzi pacifici qualsiasi controversia internazionale in cui potrebbero essere coinvolti». Ogni commento è superfluo, Stoltenberg, come detto, ha fatto l’esatto contrario.

 

 

Mentre questi fatti sono incontestabili, non altrettanto chiare possono essere ai più le motivazioni della trasgressione continua e senza ritegno del Segretario Generale. Gli habitué della Nato e dintorni sull’argomento non hanno dubbi, si tratta semplicemente del prezzo da pagare da ciascuno di noi per aver delegato la difesa e la sicurezza dell’Europa agli Stati Uniti, i quali non certo per generosità od altruismo si sono accollati lo sharing esorbitante delle spese di funzionamento dell’Alleanza. Il tornaconto per gli Usa, tacitamente accettato da tutti, consiste nel chiudere un occhio sull’uso - e spesso sull’abuso - della posizione di azionista di maggioranza con la delega agli amici di oltreoceano di decidere sulla missione, la politica e la strategia della Nato secondo una visione a noi estranea e spesso con il disconoscimento auspicabilmente inconsapevole - degli interessi dei paesi europei. E per dar pratica attuazione a questo ruolo guida tutt’altro che democratico e non scritto (e che non verrà mai ammesso) gli Usa detengono, con un loro generale/ammiraglio, permanentemente il Comando Supremo delle Forze, mentre per la posizione di Segretario Generale «impongono» sistematicamente le candidature a loro gradite. Insomma Stoltenberg è solo un «utile idiota», anzi di più, è come il servo che per compiacere il padrone ne anticipa o amplifica i desideri.

 

 

A breve il suo mandato, prorogato più volte, scadrà e c’è da scommettere che la logica nella scelta del successore dovrà ottenere il benestare statunitense più che della maggioranza dei Paesi membri. Così come non vi è dubbio che fintantoché non faremo fronte ai nostri impegni, non potremo che accettare questo stato di cose. Il condomino sistematicamente moroso con le quote condominiali, non può poi dettare la linea di utilizzo degli spazi comuni o avere l’ultima parola su altre questioni riguardanti la collettività. L’auspicio è che i primi segnali di contestazione ai comportamenti di Stoltenberg segnino l’avvio di un nuovo corso in cui cominci una migrazione progressiva delle scelte di fondo dalle mani statunitensi alle nostre, e che parallelamente si dia inizio ai lavori per una struttura di difesa europea, complementare ad una Nato più libera e coerente con i suoi valori ed i suoi principi fondanti.

 

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