identità europea

Altro che cristiana, il vuoto identitario della bandiera Ue: l'affondo di Paragone

Gianluigi Paragone

Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, nel rispondere al leghista Claudio Borghi, si è infilato in una lettura della bandiera europea che lo mette in palese fuorigioco. Se infatti il leghista ha avuto gioco facile nel registrare che le dodici stelle su fondo blu non scaldano i cuori delle persone e che dunque non dovrebbe essere esposta nei luoghi istituzionali e ufficiali, il vicepremier, nonché capo di Forza Italia, ha tentato di rifarsi a una lettura religiosa della stessa. «Quella bandiera rappresenta la nostra identità e le nostre radici cristiane - ha detto il ministro forzista -Le dodici stelle non sono gli Stati, sono le dodici stelle che cingono il capo della Vergine, rappresentano le dodici tribù di Israele. E la bandiera è azzurra perché il manto della Vergine è azzurro. Quella bandiera indica chiaramente quali sono le nostre radici».

Tralasciamo la considerazione che tale lettura non è univoca, quand’anche fosse tale si frantuma con uno dei più grossi fallimenti del già fragile percorso europeo: la cosiddetta Costituzione europea. Qualcuno infatti ricorderà che i lavori di stesura della Costituzione registrarono fortissime tensioni proprio sull’esplicito riferimento delle radici giudaico cristiane nel testo. Si racconta che il presidente della Convenzione, il francese Giscard d’Estaing, rifiutò di aprire una lettera che Giovanni Paolo II aveva fatto recapitare alla commissione dove- appunto - si chiedeva di considerare l’inserimento di quelle radici nel preambolo della Costituzione europea. «È bene che la tenga in tasca e non me la consegni», fu la risposta del francese al messaggero del Papa. La«maledizione» dell’Europa si addensa in quel momento cruciale, nel senso che da quel momento l’Unione preferì definitivamenParagone te la tecnocrazia e la finanza all’identità; la moneta alla politica come ho cercato di spiegare nel mio libro recente libro «Maledetta Europa».

In questa Europa non c’è traccia di ciò che ci riconduca alla sua densità culturale, come se i secoli siano trascorsi invano. È una Europa che arriva alla progressiva cancellazione dell’uomo coi robot, con l’intelligenza artificiale e con gli umanoidi, nel solco di un transumanesimo che già può vantare il successo culturale sulle sessualità liquide. Con la moneta si abbatte la politica, con le nuove identità gli uomini e le donne.

 

Proprio negli anni del dibattito sulla necessità (o meno) di riconoscere le radici giudaico-cristiane nella Costituzione europea, l’allora cardinale Ratzinger spiegò che l’Europa è in primo luogo un concetto culturale e storico, oltre che una realtà geografica e «politica». Il celebre discorso di Ratisbona, scritto da Papa, poteva essere la scintilla per una architettura culturale preziosa, ma fu inaridito dalla paura di reggere la questione che Benedetto XVI sollevava nel rapporto con l’Islam. Tant’è che da allora ad oggi l’Europa ha preferito soprassedere.

Pertanto ha ragione Borghi quando stuzzica il vicepremier: «Se Tajani pensa davvero che il significato delle stelle sulla bandiera Ue siano le tribù di Israele e il colore sia il manto della Madonna non deve far altro che farlo scrivere sul sito della Commissione Europea. Ho i miei dubbi che ci riuscirà».

È così: al netto della buona fede e delle ragioni elettorali del leader di Forza Italia, sotto quella bandiera c’è il vuoto identitario e pure «spirituale» di una Europa «maledetta» nata non si sa sotto quale stella. Forse la tredicesima, quella del demone finanziario.