l’editoriale del direttore

Cerno: lezioni americane e il mondo al contrario della sinistra sbullonata

Tommaso Cerno

Giorgia Meloni riporta in Italia dopo 24 anni Chico Forti, condannato all’ergastolo negli Stati Uniti per un omicidio che, stando alla sentenza americana, non ha commesso lui, ma di cui risulta colpevole. Al contrario Bonelli & Fratoianni, per prendere qualche voto, candidano Ilaria Salis per farla sfuggire al processo per tentato omicidio di cui è accusata a Budapest. Le novelle Lezioni Americane, Calvino mi perdoni, che ci mostrano come il mondo al contrario, quello vero, non è il generale Roberto Vannacci, ma il nuovo vocabolario democratico di una sinistra sbullonata. Lasciamo perdere la minaccia di querela al Tempo della famiglia Salis, che in piazza parla di libertà di stampa e poi vuole i giornalisti alla sbarra perché oggi la banda in questione di martelli ne usa evidentemente due: quello da borsetta per inseguire i presunti estremisti da menare in Ungheria e quello, un tempo sacro a sinistra, dei magistrati nelle aule di tribunale. Siamo onorati di essere fra i bersagli di questa politica da bavaglio che predica Costituzione e produce moralismo e censura. Ma è da tempo che non siamo più illusi che alle parole di una certa politica seguano i fatti.

 

 

D’altra parte parliamo di onorevoli smemorati, che ci propinano maestri di etica alla Soumahoro o ci spiegano la nuova interpretazione della par condicio. Quella dove gli italiani non possono ascoltare Meloni e Schlein, il premier e il capo dell’opposizione, perché la sinistra rosica, ma anche quella dove due persone accusate e non condannate, entrambe ai domiciliari, si ritrovano una, Salis Ilaria, sui manifesti elettorali, santificata da leader in crisi di idee e programmi e spacciata per un salvagente democratico, già sgonfio prima di entrare in acqua visto che le fantomatiche manette le sono state levate e passerà la campagna elettorale in albergo grazie al silenzioso lavoro del governo di centrodestra e del Capo dello Stato. Mentre per il gemello diverso, accusato e ai domiciliari come Salis, Toti Giovanni, c’è la gogna mediatica, la condanna preventiva, l’assedio politico, la richiesta di dimissioni e lo sfottò costituzionale di chi si sente rispondere dai magistrati che il giorno in cui potrà difendersi non lo decide lui, ma loro.

 

 

Ecco perché il ritorno di Chico Forti è un segno del destino. Perché il ragionevole dubbio che abbia ragione Toti e torto Salis, il ragionevole dubbio che Schlein e Meloni abbiamo il diritto di confrontarsi, il ragionevole dubbio che questo governo abbia lavorato meglio a livello internazionale di Draghi e Conte è legittimo. Come è legittimo e doveroso chiedersi se, adesso che Chico Forti è in Italia, avrà la possibilità di spiegare che la sua condanna supera la fantasia. Non perché lo dica il governo o la Salis, ma perché lo scrisse il giudice Victoria Platzer il 15 giugno 2000: la Corte non ha le prove che lei, signor Forti, abbia premuto il grilletto. Ma ho la sensazione che lei sia stato l’istigatore. I suoi complici non sono stati trovati, ma lo saranno un giorno. Portate quest’uomo al penitenziario federale di Stato.