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Cerno: a che punto è la notte della sinistra

Tommaso Cerno
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Senza abusare di Ennio Flaiano e delle due arcinote categorie in cui si dividono i fascisti, ovvero i fascisti e gli antifascisti, nelle more del 25 aprile più divisivo della storia repubblicana, un 12 aprile e mezzo se vogliamo salutare come ha fatto il Tempo questa giornata lontanissima dallo spirito costituente della Repubblica con un «Brutta ciao!», va detto che la piazza della propaganda della sinistra messa in scena ieri in una specie di Zona a traffico elettorale mostra, sotto le urla, le bandiere, gli insulti rivolti agli ebrei a che punto è la notte progressista. Fa il paio questo corteo di occupazione culturale della liberazione nazionale con la scelta di Elly Schlein, finora da chi scrive incompresa, di avere stampato sulla tessera del Pd la faccia di Enrico Berlinguer. Anzi, di avere inquadrato gli occhi, scavati e messi in primissimo piano come a volersi specchiare in un passato che, dopo ieri, ha davvero poco a che fare con l’ex segretario comunista.

 

 

Capita invece di scorgere sotto le braci di una protesta estrema, guidata da anarchici e centri sociali, fatta di sputi in terra e insulti al cielo, il liberi tutti di quel processo di falsa occidentalizzazione che il Partito Comunista Italiano ha messo in scena dal 1994 in poi in Italia. Cambiando mille volte nome e segretario, cambiando natura da forza di opposizione ragionata a forza di governo morale dell’Italia, ma senza mai superare davvero le grandi contraddizioni di fondo, che le sue frange più rivoluzionarie ieri ci hanno mostrato fresche come non mai. Il fatto cioè di riempirsi la bocca di democrazia ma di portarsi addosso i segni indelebili di chi crede che in politica la ragione stia tutta e solo da una parte, come succedeva in Unione Sovietica e come succede oggi in Iran e nelle teocrazie islamiche. E nella Russia di Putin e nella Cina di Xi Jinping.

 

 

Nell’andare a governare, o per citare il buon vecchio (ormai a me sembra tale) Rovazzi di faziana memoria andare a comandare, il Pd ci ha intortati (me per primo) per anni con prediche sulla libertà di espressione e di pensiero, sulla democrazia delle urne per poi ritrovarci in piazza a sentirci insultare da signori che ci spiegano che Israele e gli ebrei sono i nemici, che gli Usa e la Nato (grazie ai quali i signori medesimi godono della libertà di cui abusano) sono il male, che l’italiano perderà le sue vocali in quanto maschile e femminile lo decidono loro, e che il governo che ha vinto le elezioni è illegittimo, fascista perché a palazzo Chigi ci devono andare loro, piaccia o no. Come del resto hanno fatto dal 2007 senza mai avere vinto le elezioni. Ecco perché quella faccia di Berlinguer. Perché ci si devono specchiare bene dentro. E comprendere che questa piazza nulla ha a che fare con lui. Né con la democrazia elettiva. Né tanto meno con la Resistenza, uno dei fenomeni più complessi e variopinti della storia italiana e del mondo moderno. Certamente lontana per ideali, sorriso, lucentezza e sfumature da quella piazza.

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