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Cerno: perché ora Schlein deve fare il tifo per il premierato

Tommaso Cerno
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Al netto della monnezza che vediamo da Bari salire fino a Roma, proprio nel giorno in cui finalmente l'enciclopedia Treccani cancella la grande bugia della superiorità morale della sinistra, il leader del Pd sta sbagliando mossa. Ha ingaggiato una strana tenzone. Gioca a fare chi è più puro fra lei, e soprattutto il suo partito di potere, e Giuseppe Conte che sta mettendo in scena una specie di Inquisizione a sinistra per rifarsi una verginità e trascinare Schlein nel sottoscala delle faide interne a quel campo largo che se non nasceva era meglio. Lei ci sta cascando con tutte le scarpe. Ma così facendo perderà. E non perché Conte o i grillini siano più puri di lei, ma perché si troverà a trasformare la partita delle Europee nelle nuove primarie di coalizione a sinistra, che la riporteranno nel passato. Mentre lei, se vuole seppellire davvero Conte, Bettini, Orlando, Franceschini e chi più ne ha più ne metta, nella preistoria della politica dovrebbe avere un solo avversario: Giorgia Meloni. E questo perché fa parte, piaccia o no, di quell'Italia che ha voltato pagina rispetto alle dinamiche di Palazzo che hanno reso la scorsa legislatura una delle peggiori della storia repubblicana.

 

 

Già, la ragione per cui Elly sta li è Giorgia Meloni. Che l'ha trascinata nella modernità bipolare, quella che sta cancellando il senso politico del partito di Conte. E lei dovrebbe capire questo prima di trattare posti, epurazioni o anche solo strette di mano con Conte. Perché Meloni è la prima leader politica capace di andare a Palazzo Chigi dopo aver vinto le elezioni nell'era in cui Silvio Berlusconi e Romano Prodi non ci sono più. Mentre Schlein è la prima leader di sinistra capace di occupare la sedia più alta del Nazareno senza essere stata cooptata dai dirigenti. Senza dovere nulla a nessuno. Ecco che il capo della sinistra dovrebbe tifare per l'elezione diretta e scendere in piazza a battersi per la riforma costituzionale che vuole finalmente che siano i cittadini a scegliere chi guida il governo. Non interessa in questa sede se tale riforma sia perfettibile, migliorabile o altro, interessa affermare che lo spazio politico in cui Schlein può trovare la sua dimensione alternativa a quella della maggioranza non sta certo nelle viuzze di Bari, nelle chat con i 5 stelle, nelle polemiche quotidiane su chi sia migliore rispetto allo scenario desolante che si è aperto in quella Puglia che da vent'anni la sinistra portava come fiore all'occhiello del proprio governo. Altro indizio che Schlein dovrebbe seguire è il silenzio assordante di Giorgia Meloni in queste settimane. E anche quel garbo con cui il primo ministro non ha infierito sulle stravaganti accuse mosse dal sindaco di Bari Decaro al governo, di avere cioè usato i propri poteri per una vendetta politica. Un’accusa che le inchieste, il mercimonio di voti, la schifezza quotidiana che sale dal tacco dell'Italia cancellano.

 

 

Elly è la figliola prodiga di un ritrovato bipolarismo che Conte vuole distruggere all'origine, sapendo che dentro il disegno di una scelta davvero popolare c'è anche la fine del MoVimento 5 Stelle. Cadere in questa trappola significa non comprendere quale sia l’era politica in cui gli elettori della sinistra hanno scelto il loro capo, mandando il messaggio alle classi dirigenti del Pd di non condividere la scelta di Bonaccini, l’ennesima cooptazione derivata da accordi di Palazzo. Resta quindi solo la prateria inesplorata della corsa contro Meloni al Pd per trovare la via d’uscita e la vera presa di distanze da questo scenario immondo, non certo il logoramento quotidiano di questo tira e molla fra Nazareno e grillini. Ma c’è una tara, una zavorra culturale che rischia di impedire a Elly Schlein di vedere la strada verso il suo futuro. Ed è l’antagonismo ideologico al governo uscito vittorioso dalle elezioni politiche che porta la sinistra a dire no a qualunque proposta. Perfino quelle che molti anni fa nascevano proprio dai dirigenti illuminati di un partito che non esiste più. In fondo al Vicolo Cieco della rissa che ha sostituito la politica, nascosti nell’ombra e armati di un piano che somiglia a una disperata congiura, ci sono i cospiratori. Coloro che la vogliono veder soccombere. Sono dirigenti azzoppati dell’opposizione che sperano di riuscire a fermare il leader del Pd prima che sia troppo tardi. Ed è dall’altra parte della politica, nella sfida a due per la guida del Paese che sta invece il futuro dell’Italia. Ma lei non lo vede.

 

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