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Minzolini sulla politica del futuro: "C'è l'embrione di un nuovo bipolarismo"

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Augusto Minzolini
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Lo studio è dentro una cartellina uguale a quelle che contenevano i leggendari sondaggi per il Cav. «Se si fa una somma algebrica delle previsioni di voto dei diversi partiti - sostiene la maga Alessandra Ghisleri - ebbene il cosiddetto campo largo, con tutti dentro, supera il centrodestra di due punti: 51 a 49%». Qualche minuto prima, in uno dei corridoi del Centro filologico milanese dove si festeggiava il cinquantesimo anniversario della fondazione del Giornale, la maga si era fatta sfuggire a mezza bocca un’altra profezia: «Guarda che lo schieramento del campo largo - confida - potrebbe davvero vincere in Abruzzo sulla spinta della vittoria in Sardegna. Dai 10 punti in favore di Marsilio di qualche settimana fa ora le previsioni si sovrappongono con quelle del candidato della sinistra». Ecco bisogna ripartire da qui per comprendere le mosse ai nastri di partenza dei diversi protagonisti della politica mentre si avvicinano le elezioni europee e si incuba l’embrione di un nuovo bipolarismo italiano. Perché tappa dopo tappa si comprende che alle prossime elezioni politiche, quando saranno, i poli non saranno più tre o quattro, come nel 2022, ma probabilmente due. Certo deve passare ancora molta acqua sotto i ponti, molti nel centro-destra sono convinti che quella roba, con le sue contraddizioni, non riuscirà mai a stare insieme, solo che bisognerebbe ragionare su due dati: i 5stelle di Giuseppe Conte sono molto diversi da quelli del Profeta Grillo, hanno passato tutta la scorsa legislatura al governo e quell’esperienza li ha cambiati, sono molto più pragmatici; stesso discorso riguarda il Pd e la sinistra che a differenza di un anno fa non si soffermano tanto sulle differenze che li dividono dai grillini ma sui punti in comune. Lo sta facendo addirittura Carlo Calenda. Il che significa che più si va avanti, più il digiuno dal Potere sarà lungo e più saranno disposti a fare alleanze elettorali per le Regioni e per il Governo: il cosa combineranno poi nelle diverse stanze dei bottoni lo deciderà solo il tempo.

 

 

In fondo fu lo stesso meccanismo che portò alla nascita dell’Ulivo e dell’Unione e ora che i grillini stanno per entrare nella dialettica politica per intero il processo inesorabilmente sarà lo stesso. «Quando dalle europee - ripete da settimane l’ex-segretario del Pd, Nicola Zingaretti - uscirà fuori che il campo largo ha più voti del centro-destra, chi si tirerà indietro sarà rincorso dai suoi elettori con i forconi». È un cambiamento che in fondo ha capito pure il centro-destra che comincia a non dare nulla per scontato: nel «bipolarismo», qualunque esso sia, la vittoria non è una rendita ma va conquistata. Per cui il governo fa bene ad indirizzare 720 milioni di euro alla ferrovia Roma-Pescara: opera meritoria per altro visto che oggi ci vuole più tempo ad arrivare dalla Capitale in Abruzzo che non a Milano. E stesso vale anche per le candidature regionali che dopo il caso Sardegna, hanno portato alla conferma dei Presidenti in carica in Basilicata, Piemonte e Umbria. Manca sullo sfondo il Veneto, ma alla fine un’intesa si troverà, perché toccare Zaia significherebbe far esplodere la Santa Barbara del centro-destra. Nè tantomeno si può immaginare, a differenza di quanto scrivono alcuni giornali, la liquidazione di Matteo Salvini visto che indipendentemente dal partito ha saldamente in mano i gruppi parlamentari. Infine per coltivare l’appeal elettorale la coalizione deve concedere anche la riforma che è parte integrante dell’identità di Forza Italia: cioè quella della giustizia. L’adozione di test attitudinali per i giudici sono nei fatti un segnale a quell’elettorato.

 

 

Un altro che si sta predisponendo, a modo suo, al nuovo bipolarismo è Matteo Renzi, che ieri ha annunciato che correrà alle europee. Una mossa azzardata ma politica, che sarebbe stata più efficace se i vari «centri» avessero corso insieme. Ma è quello che passa il convento. Il disegno dell’ex-premier è semplice: visto che la distanza tra i due poli è quel 2% di cui parla la Ghisleri, dalle europee potrebbe uscir fuori che anche i voti di Italia Viva sono decisivi; se arrivasse alla soglia del 4%, quindi, Renzi farebbe tombola, ma anche se i suoi voti fossero di meno ma rivelassero che è l’ago della bilancia tra i due poli, avrebbe tutto da guadagnare. Magari potrebbe avere anche una funzione virtuosa: giocando sul confine dei due schieramenti, potrebbe far diventare il campo largo più riformista o il centro-destra più liberale. In ultimo l’«embrione» del nuovo bipolarismo dovrebbe spingere il governo ad approfondire ulteriormente la riforma del «premierato»: il «no»a questa riforma, infatti, potrebbe rivelarsi un formidabile collante per il campo largo visto che il 90% dei suoi potenziali componenti la detesta. L’obiettivo comune di silurala, magari attraverso un referendum, potrebbe unire quell’ammucchiata e mettere in secondo piano le differenze. «Senza contare - non si stanca di ripetere l’ex-dc prestato a FdI, Gianfranco Rotondi - che rischiamo di fare la riforma, perdere le elezioni e dare tutti quei poteri ad un loro premier. Sarebbe il colmo!».

 

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