Vincenzo De Luca ha bisogno dei neuroni specchio
È arrivato il momento di chiedere aiuto ai neuroni specchio Vincenzo De Luca per evitargli di perpetuare nell’errore e di dover affrontare altre inutili crisi di reputazione che non giovano affatto al presidente della Campania. I neuroni specchio si attivano quando osserviamo, e di conseguenza ascoltiamo, un nostro simile compiere un gesto particolare, così nel nostro cervello si accendono nel momento in cui siamo noi a compiere quella stessa azione. In poche parole, è grazie ai neuroni specchio che impariamo osservando gli altri e riusciamo a capire in pochi secondi le intenzioni di chi ci sta davanti. Allora, proviamo a fare questo esperimento che poi tanto bizzarro non è: mettere De Luca nei panni dei suoi nemici, di coloro che in questi anni sono stati destinatari indifesi del suo sarcasmo al vetriolo e della sua violenza verbale, per fargli sentire empaticamente quanto ferite, e quanto profonde esse possano essere, lasciano le sue randellate verbali.
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Per riuscire nell’intento confesso che ho rubato al vocabolario incarognito dell’ex sindaco di Salerno solo alcune, purtroppo il repertorio è vasto ed eterogeneo, delle sue espressioni più identitarie che si adattano perfettamente a un contro-racconto di quanto accaduto l’altro giorno nella capitale tra Piazza Santi Apostoli, Via del Corso e Piazza Colonna. Si comincia con due evergreen ripetuti più e più volte in questi anni: bestia e cafone, sono i due sostantivi che possiamo utilizzare a ragione veduta per censurare quella «stronza» rivolta al presidente del Consiglio e ripreso nel fuori onda. Ma, altrettanto, al posto di questi primi due, potremmo anche scegliere un altro celeberrimo trittico deluchiano: imbecille, farabutto e infame, sempre per biasimare quell’espressione infelice. Così come, lo stesso De Luca senza rendersene troppo conto, l’altra mattina, mentre provava a forzare il cordone di sicurezza delle forze dell’ordine o quando si è fatto fotografare mentre citofonava a Palazzo Chigi, è caduto nella trappola di quel pulcinellismo, di quel folklore, o peggio ancora, di quel cialtronismo che tante volte e a giusta ragione egli stesso ha condannato nei suoi monologhi del venerdì pomeriggio. Insomma, nel rivedere i tanti video postati e ripostati sui social ci sono stati diversi momenti in cui il presidente è andato forse a capocchia, in cui a vederlo correre in soccorso del corteo di sindaci e amministratori fermato dalla polizia qualcuno poteva domandarsi non so che cosa abbia fumato negli ultimi tempi, come lui stesso ebbe a dire nel 2015 riferendosi all’onorevole Mara Carfagna.
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Ecco, purtroppo rivendendosi allo specchio De Luca forse ha capito di esser stato anche lui uno sfessato, una pippa, anzi una mezza pippa, un somaro, un irresponsabile e uno scemo quando si è lasciato andare a quell’offesa gratuita, che ha finito purtroppo per mangiarsi la protesta e anche le ragioni politiche della manifestazione. Una volgarità irresponsabile che ha svuotato il senso delle rivendicazioni contro il progetto dell’autonomia differenziata. Eppure, per accreditarsi quale unico leader Meridione, a Vincenzo De Luca sarebbe bastato rammentare quanto egli stesso diceva qualche anno fa, eravamo nel 2018, «io sono del partito della buona educazione. È un partito sempre moderno, anche se ci sono settori dell’opinione pubblica che ritengono sia una cosa antica, da superare». Una buona educazione del tutto spazzata via.