il commento

Meloni e i Ricchi e Poveri, sarà perché tifiamo

Gabriele Di Marzo

Se Arlecchino si confessò burlando, Achille Occhetto ha veramente solo scherzato? Così dice lui. L’occasione utile è la visita di Giorgia Meloni alla mostra romana su Enrico Berlinguer, storico leader del Pci. Entrata la Meloni, uscito Occhetto. Casualità. «Per fortuna non ci siamo incontrati» scherza, uscendo, l’ultimo segretario del Pci. Ma c’è una regola che, francamente, poche volte sbaglia. Quando sei costretto a specificare che stavi scherzando, evidentemente, lo scherzo non è tanto compreso. Un po’ come quando devi spiegare una barzelletta che, guarda caso, non fa ridere. C’è da comprendere, quantomeno lo smarrimento, poiché la presenza della Meloni ha creato una certa sorpresa. Ma solo perché siamo ormai nella Terza Repubblica. Dove lo scontro politico è così acuito che deve, per forza di cosa, sfociare in scontro personale. Dove l’avversario è nemico. Se di destra, poi, è anche brutto, pericoloso e cattivo. Mentre facciamo difficoltà a cogliere la semplicità di un gesto: l’istituzione, Presidente del Consiglio, ha fatto visita ad una mostra di natura storica prima e politica poi. Difficile da comprendere per chi, Occhetto e scherzi a parte, fa del pregiudizio il suo maggiore metro di valutazione. Per una piccola bolla, mediatica e non, con la presunzione della verità incisa su pietra. La stessa bolla che santifica e perennemente giudica. Con la soluzione a portata di mano, guarda caso però solo quando solo gli altri a decidere. E con una visione del mondo bello, solo se è quello che piace a se stessi.

 

 

Come avvenuto per alcune pagelle al Festival di Sanremo. Quelle delle settimane che precedono il concorso canoro. Ad un certo punto, leggendo alcune recensioni, ho pensato che i Ricchi e Poveri avessero scritto non un nuovo brano ma una sequenza di insulti. Qualcosa che avrebbe sconvolto l’agone musicale e sociale del nostro Paese. Roba che la vicenda Bugo – Morgan, a confronto, sarebbe una nuova parabola biblica. Salvo poi, Martedì sera, ascoltare il loro brano. E scoprire che, in realtà, la bolla del pregiudizio aveva colpito ancora. Una canzone molto orecchiabile, con una esibizione che sta spopolando anche sui social. Tanto che, alcuni, parlano già di fenomeno Ricchi e Poveri. Ma come è possibile questa distanza tra una parte della critica e realtà? Si chiama pregiudizio. E’ il giudizio a prescindere. Che vorrebbe la Meloni lontana dalla mostra su Berlinguer e i Ricchi e Poveri con un brano scarno e scarso. Solo perché, ormai, hanno fatto il loro. Ma così, in entrambi i casi, non è stato. Nell’epoca dei troppi tifosi, accade anche questo. Sarà perché... tifiamo. Forse un po’ troppo.