Editoriale
Agricoltori in protesta, ritrovare la ragione del buon senso
Il possibile è stato fatto, l’impossibile esiste solo negli slogan. Oggi sono gli agricoltori a protestare contro un trattamento che ritengono iniquo eppure il governo ha fatto quanto poteva. Se magari la tutela del cibo e dei nostri prodotti di eccellenza fossero stati tutelati sempre, non solo da ora, ci troveremo in una situazione meno complessa. Giusto dare la colpa alla Ue ma anche a chi ha permesso negli anni a Bruxelles di arrivare fin qui. Stesso discorso vale per gli ex percettori del reddito di cittadinanza, per chi ha usufruito dei bonus edilizi, per chi ha potuto speculare alle spalle dello Stato: il conto poi arriva per tutti. Si è ormai smarrito il buon senso e la responsabilità maggiore ce l’ha una parte di politica, quella che non vuole riconoscere la realtà dei fatti ma la mistifica per mero esercizio di contrapposizione.
Siamo sopravvissuti al becero populismo grillino ma l’equilibrio tra buon senso e senso comune si è drammaticamente sbilanciato verso il secondo. E sembra essersi completato quel percorso di «scimmiottamento» di cui scrisse il Cardinale Gianfranco Ravasi su l’Avvenire nel 2002. Il buon senso è «la capacità di esaminare persone, cose ed eventi con criterio e giudizio. È la dote del discernimento e dell’assennatezza, è lo schivare la faziosità, è l’equilibrio nel sapere giudicare. In agguato però c’è una sorta di scimmiottatura del buon senso, il "senso comune" che si ammanta delle caratteristiche di criterio, equilibrio, assennatezza sopra evocate» ma «in realtà è, invece, luogo comune, banalità, grettezza, perbenismo, meschinità, ipocrisia».
Quindi ben vengano le proteste, soprattutto quelle fondate come appare quella degli agricoltori, ma impariamo a diffidare dai politicanti che per finalità puramente elettorali mistificano dati oggettivi tentando di aggredire chi governa ma che hanno, come unico risultato, quello di creare confusione nell’opinione pubblica. La sfida politica deve compiersi sulle ricette per raggiungere obiettivi concreti, non su menzogne e strumentalizzazioni. Oggi sembriamo ripiombati nei Promessi Sposi del Manzoni: «Il buon senso c’era ma se ne stava nascosto per paura del senso comune».