l’editoriale del direttore
Ancora una volta la sinistra pensa al contrario e sfida il buonsenso
Il generale Roberto Vannacci è stato massacrato per il suo libro, denigrato in ogni modo. Ma a prescindere dai contenuti – condivisibili o meno - il titolo è costantemente corroborato dai fatti. Viviamo in un mondo al contrario. O, almeno, in un Paese al contrario. Dal 7 ottobre, come riflesso dell’infame attentato di Hamas contro Israele, si sono svolte in Italia 661 manifestazioni in solidarietà del popolo palestinese, appena 30 per Israele. Dati forniti ieri dal capo della Polizia, Vittorio Pisani. Eppure il centrosinistra continua ad attuare un doppiopesismo e a strumentalizzare i fatti. Nell’ultima settimana il Pd ha messo in scena un dramma sul Teatro di Roma perché il centrodestra si è permesso, di nominare come direttore Luca De Fusco. Prima a sinistra hanno sbraitato (alla faccia dell’alternanza democratica), poi hanno smesso il piagnisteo appena ricevuta una poltrona di consolazione. E da lunedì la nuova polemica è sulla cancellazione della croce celtica ad Acca Larentia, dove tre giovani sono stati uccisi e ancora oggi non si conoscono gli assassini. Ma il problema è quella croce. Nel frattempo, lo stesso Pd, a Torino legittima il centro sociale Askatasuna come «bene comune» noto per le violenze e le azioni definite sovversive. Il mondo al contrario. Appunto. O, almeno, un’opposizione politica che agisce al contrario. Sfidando così il buonsenso. Come se i cittadini non se ne accorgessero.
Non è un caso che la segretaria Elly Schlein sia preoccupata per il risultato delle Europee. Ma come il suo predecessore, Enrico Letta, pure Schlein sembra non aver compreso che la sfida politica non si gioca sulla delegittimazione dell’avversario ma su un programma concreto e credibile. Chissà se, dopo la batosta delle politiche e delle ultime amministrative, non basterà neppure il risultato delle Europee (annunciato per il Pd al minimo storico) a far segnare un cambio di passo e prospettiva all’opposizione. Si vedrà. Per ora il Pd insiste nel mettere in scena il mondo al contrario. Si può legittimare un centro sociale che ha tra i suoi militanti oltre cento tra indagati, rinviati a giudizio, imputati, arrestati per reati di ogni genere? Si spazia dalla violenza privata all’associazione per delinquere, dalla rapina al sequestro di persona, dall’associazione sovversiva alle minacce aggravate. Insomma, delle belle personcine. Eppure la giunta di Torino, guidata dal democratico Stefano Lo Russo, ha deciso che quel centro sociale è un «bene comune» e va trasformato in un «presidio antifascista» perché ritenuto un «valore collettivo per la città». Ma può un’amministrazione valorizzare un gruppo di soggetti che ha come propria cifra stilistica la violenza? Da venti anni danneggiano e ostacolano i lavori della Tav in Val di Susa ma agiscono ovunque in Italia dimostrando una facilità di movimento e una profonda organizzazione.
Il leader di Askatasuna si chiama Giorgio Rossetto ed è attivo da oltre quaranta anni sulla scena antagonista. Dalle lotte antinucleariste negli anni Ottanta, alle prime occupazioni dei centri sociali, poi i No Tav in Val di Susa, le contestazioni studentesche della Pantera e dell’Onda. Leader anche di Autonomia Contropotere, è stato arrestato nel marzo 2022 ed è ora sorvegliato speciale con obbligo di soggiorno. Nel 2018 gli è stata sospesa la patente perché «non è in possesso dei requisiti morali per esserne titolare». Nel giugno 2020, intercettato, auspicava una mobilitazione imponente per tentare di «fare saltare anche il governo». Questo dunque il «modello civile» cui si ispira il sindaco di Torino? Il Pd non ha trovato nulla da ridire, almeno fino a ieri sera non un fiato s’è levato contro questa legalizzazione di una banda che secondo la Cassazione è propensa persino alla «lotta armata». Ma si vede che al Nazareno sono distratti da cose ben più serie. Tipo rivendicare una poltrona al Teatro di Roma dove, per la prima volta da decenni, non hanno potuto decidere loro.