il commento
Primarie Usa, se Trump vince in Iowa nessuno lo ferma più: l’analisi dell’esperto
Tra poche ore la maratona elettorale che si concluderà con l’elezione del quarantasettesimo presidente degli Stati Uniti avrà come da tradizione inizio in Iowa, uno stato prevalentemente rurale e poco densamente popolato. Per quanto simbolicamente importanti, l’Iowa non è mai stato un indicatore affidabile di quello che sarà poi il risultato finale delle primarie repubblicane. Anzi, i precedenti sembrano dimostrare che in Iowa per vincere l’investitura del Partito Repubblicano è forse più importante arrivare secondi piuttosto che primi. Nel 1980 ad arrivare primo fu l’ex ambasciatore alle Nazioni Unite George H. W. Bush (il Bush più vecchio), mentre fu chi arrivò secondo, il governatore della California Ronald Reagan a vincere l’investitura. Otto anni dopo a uscire vincitore da questo primo turno elettorale fu il senatore del Kansas Bob Dole, ma a ricevere l’investitura fu il secondo classificato, il Bush più vecchio. La stessa cosa avvenne nel 2012, quando l’Iowa andò all’ex senatore della Pennsylvania Rick Sanctorum ma la nomination andò al senatore dello Utah Mitt Romney, e avvenne di nuovo nel 2016 quando a vincere l’Iowa fu il senatore del Texas Ted Cruz ma a vincere l’investitura fu Donald Trump. L’eccezione è il 2000, anno nel quale l'ex governatore del Texas George W. Bush vinse tanto l'Iowa quanto l’investitura repubblicana.
Posto che in genere gli outsider se la cavano piuttosto bene in Iowa, non si può escludere che l'imprenditore del biotech Vivek Ramaswamy finisca con il soprendere ogni aspettativa. Tuttavia, quello che più ci si aspetta di ricavare dall’Iowa è la misura di quanto l’elettorato repubblicano è davvero pronto a consolidarsi intorno alla candidatura di un ex presidente Trump che, nel frattempo, vola nei sondaggi locali e nazionali con un margine sui suoi diretti inseguitori dell’ordine dei trenta punti percentuali. A questo proposito, non si può non notare come il Partito Repubblicano dello Iowa non si sia schierato affatto a sostegno di Trump. È stato il governatore della Florida, Ron De Santis, a ricevere l’endorsement della popolare governatrice Kim Reynolds e dell’influente leader evangelico Bob Vander Plaatz, cosa quest’ultima certamente non da poco, dato che in Iowa gli evangelici rappresentano circa i due terzi dell’elettorato. Inoltre, De Santis ha speso in Iowa quasi tutto il tempo che ha finora dedicato a questa sua nuova campagna elettorale, mentre l’ex governatrice del South Carolina, Nikki Haley, sempre qui in Iowa ha speso la maggior parte dei finanziamenti elettorali finora raccolti. Se Trump, confermando le previsioni, stravincerà in Iowa, staccando di molte decine di punti i suoi diretti inseguitori, vorrà dire che niente e nessuno è davvero in grado di spostare la fiducia dell’elettorato republicano verso qualcun altro.
Nel caso l’intera questione riguardante chi sarà il candidato repubblicano alla Casa Bianca dovrebbe risolversi molto velocemente, forse anche prima della grande tornata elettorale dei primi di marzo, in cui andranno a votare ben una ventina di stati. Anche nel caso in cui Trump si ritroverà a vincere con uno scarto di molto inferiore alle aspettative, ma nessuno dei suoi diretti rivali riuscirà a distanziare sensibilmente l’altro, dimostrando così che quella parte dell’elettorato repubblicano che ha deciso di non votare per lui non propende per un altro candidato, la strada che lo separa dall'investitura dovrebbe essere tutt’altro che impervia. Per l’ex presidente le cose potrebbero davvero complicarsi solo qualora, anche in presenza di una sua forte affermazione, uno dei suoi rivali riuscisse a emergere in modo netto e deciso sugli altri, dimostrando in questo modo che, in effetti, una credibile alternativa alla candidatura Trump è un qualcosa di tutt’altro che impossibile. Ed è proprio questa la lettura che, a prescindere dal risultato stesso, i Media più importanti e quell’insieme di forze attive anche all’interno del Partito Repubblicano e che ormai da tempo intravedono in una seconda amministrazione Trump una diretta minaccia alla democrazia, cercheranno comunque di dare di questo primo risultato elettorale.