L'editoriale

Piazzapulita, i supremi ministri della verità

Davide Vecchi

Guardando Piazza Pulita giovedì sera ho scoperto che questo quotidiano è considerato, insieme a pochi altri, un giornale che difende e tutela il Governo. Più precisamente è «in mano all'esecutivo Meloni che ha monopolizzato l'informazione». Non lo sapevo. Anzi, non lo credevo possibile. Ma vabbè, ho ascoltato. La suddetta sentenza è stata pronunciata da sua maestosità giornalistica, Massimo Giannini, ex direttore de La Stampa e firmissima di Repubblica. Il conduttore, Corrado Formigli, è stato professionalissimo: non ha nemmeno sorriso. Chapeau. La cosa è parsa dunque seria.

 

 

Visto che abbiamo tutti (sempre) bisogno di critiche e maestri – altrimenti non si cresce – ho seguito la puntata con crescente attenzione. Pochi minuti dopo la coppia di ermellini del giornalismo è passata a sbeffeggiare Giorgia Meloni e la sua affermazione: «Della mia vita privata si è parlato senza pietà». A sentir loro la cosa non è affatto vera, figurarsi. Poi è toccato a Ignazio La Russa che, seppur presidente del Senato, alla prima de La Scala proprio non sarebbe dovuto andare perché «non ha mai preso le distanze dal fascismo». A me non risulta, ricordo diversamente ma se lo dicono loro.

 

 

Un po' alla volta ho abbassato l'audio fino a silenziarlo. E lasciando scorrere semplicemente le immagini mi sono sentito come Winston Smith, uno dei tre protagonisti principali di 1984, il capolavoro di George Orwell. I sovrani dell'informazione mi sono apparsi i grandi capi del Ministero della Verità: decidono ciò che è giusto tutti facciano e dicano, a prescindere dai fatti reali che vengono cambiati, modificati, a seconda della convenienza momentanea, fino a riuscire a cancellare ciò che era persino scritto sui giornali il giorno prima se poi non si è avverato. Manipolare l'informazione è nulla, l'avanguardia è proclamare un'unica (seppur falsa) verità.