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La propaganda dei macellai di Hamas. Chirico non ha dubbi: peggio dei nazisti

Annalisa Chirico
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Peggio dei nazisti. I gerarchi tedeschi che si resero responsabili della più grave tragedia nella storia umana nascondevano i campi di sterminio, i forni crematori, le camere a gas. Della Shoah il mondo doveva essere tenuto all’oscuro. Diversa la dinamica del 7 ottobre: i macellai di Hamas, che hanno perpetrato uno sterminio di massa assassinando, casa per casa, oltre 1400 ebrei e sequestrandone oltre duecento, indossavano delle bodycam per immortalare le lugubri scene di un massacro compiuto con una efferatezza senza precedenti. Un attimo dopo la strage, con i bambini decapitati, le donne stuprate e bruciate vive, i cadaveri smembrati, i terroristi si sono affrettati a caricare sui social network le immagini dello scempio. Volevano propagandare, fieri di aver ammazzato così tanti ebrei. Volevano fare proseliti. La guerra, seguita all’attacco terroristico del 7 ottobre, pone all’Occidente una sfida che va ben oltre il destino di Gaza. O l’Occidente si sveglia o non esisterà più.

 

 

Le forze armate israeliane non combattono soltanto per difendere il sacrosanto diritto all’esistenza di uno Stato e di un popolo. Gli israeliani combattono per annientare un gruppo terroristico, Hamas, componente di spicco del cosiddetto «Asse della Resistenza», sostenuto dall’Iran, il cui obiettivo non è la lotta laica e nazionalista per lo Stato di Palestina ma coincide con una missione religiosa, fondata sull’Islam fondamentalista. Hamas mira ad annientare Israele e gli ebrei «ovunque essi siano», come recita il suo statuto, per porre le basi del nuovo Califfato a vocazione mondiale. Nel Califfato, come tutti possono comprendere, anche i pacifinti scesi in piazza con Giuseppe Conte, non c’è spazio per gli «infedeli», non c’è spazio per noi: o ti converti o muori. È per questo che nei cortei pro Hamas che si sono svolti a Milano, Parigi e Londra, come a Ramallah in Cisgiordania, i manifestanti gridano «Allahu Akbar»: per questi signori la lotta contro Israele non può prescindere dalla matrice religiosa. Si combatte contro gli ebrei per sottomettere il mondo alla legge di Allah. Tutto il resto è contorno, in primis i palestinesi, ammassati nella Striscia, sono un mero contorno.

 

 

Mentre Israele esorta i civili a muoversi verso sud, i terroristi di Hamas organizzano posti di blocco per impedire tale spostamento e piazzano il loro quartiere generale nei tunnel sotto l’ospedale Al Shifa, il più grande di Gaza. Dal ritiro unilaterale di Israele nel 2005, sono passato quasi vent’anni. In questo lasso di tempo, Hamas avrebbe potuto trasformare la Striscia in un luogo florido, con le centinaia di milioni ricevuti da Ue e Onu questi signori avrebbero potuto realizzare infrastrutture, scuole, fabbriche. Invece la gente muore di fame, e loro vivono negli agi di una nomenclatura intoccabile. Questa volta, per loro potrebbe essere la fine.

 

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