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Manovra, tre miliardi in più da Meloni per la sanità. Ma per la sinistra è un taglio

Alessandro Usai
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C’è una singolare narrazione che va avanti da mesi e che è facile da smentire. I protagonisti di questa decantazione sono principalmente il Partito democratico e il Movimento 5 stelle. La loro leggenda narra che il governo Meloni abbia previsto tagli alla sanità pubblica. Siamo di fronte a un allarme sanità? No. Siamo vicini al collasso? Non sembra. Stiamo correndo verso il baratro? Non pare proprio. Eppure la batteria di comunicati e dichiarazioni dell’area di centrosinistra nelle ultime settimane si è intensificata. L’accusa è pesante: il governo sta smantellando il sistema sanitario, ci sono tagli alla salute e la situazione è insostenibile. Non si capisce bene quale film abbiano visto alcuni esponenti dell’opposizione ma certamente deve essere stato un film di fantascienza. Sapete perché? Semplice. Sulla sanità ci sono 3 miliardi in più rispetto a quanto previsto. Sono pochi? Forse. Ma sono in più rispetto al passato quindi appare difficile parlare di tagli quando le risorse sono aggiuntive.

 

 

Il premier Giorgia Meloni è stata netta su questo punto: «Ci saranno quasi 136 miliardi di euro, è il più alto investimento mai previsto per la sanità». I numeri ufficiali sulla Manovra 2024 le danno ragione. Nel testo approvato in Consiglio dei ministri sono stati effettivamente stanziati 3 miliardi in più sulla sanità. Soldi che verranno utilizzati soprattutto per aumentare gli stipendi di medici e infermieri. Non solo. Circa 600 milioni di euro saranno impiegati anche per diminuire le liste d’attesa. Troppo poco? Forse. Ma non è certamente un taglio. Fa un po’ sorridere questa accusa di smembramento della sanità come se al governo ci fossero dei pericolosi irresponsabili. Si può obiettare, e questo è corretto, che in realtà l'aumento sia solo in termini assoluti e il rapporto tra Pil e spesa per la sanità sarà in realtà più basso rispetto a quello attuale. Vero. Allo stesso tempo però occorre contestualizzare. Il nostro Paese, purtroppo da diversi anni, soffre nel settore sanitario ma non si può far pagare il conto al governo Meloni.

 

 

Una indagine dell’Ocse segnala che nel 2022 il rapporto tra Pil e spesa era per l’Italia al 6,8 per cento. Per fare un paragone, in Spagna era al 7,4 per cento, in Francia al 10,1 per cento e in Germania al 10,9 per cento. Non siamo messi bene in questa classifica. Ma forse un motivo può essere trovato andando a vedere l’azione di alcuni governi precedenti. Tra tagli e minori entrate il Servizio Sanitario Nazionale tra il 2010 e il 2019 ha perso circa 37 miliardi di euro. E in questo arco di tempo il Partito democratico è stato praticamente sempre al governo. Non solo. Il balzo della spesa sanitaria nel 2020, tanto osannato dai supporter dell’ex ministro Speranza, è forse meno entusiasmante di quanto possa apparire. Arrivò a toccare il 7,4 per cento del Pil. Vero. Quello che gli Speranza boys omettono di sottolineare è che ci fu un crollo del Pil per effetto della pandemia. Quindi è corretto sbandierare un buon numero in percentuale ma lo è ancora di più se messo in relazione al contesto. I numeri non sono di destra o sinistra. Sono semplicemente numeri ma bisogna saperli guardare. Siamo proprio sicuri che avere 37 miliardi di euro in meno sia meglio che avere 3 miliardi in più? Viene il dubbio che a non godere di ottima salute sia, invece, una certa matematica di sinistra.

 

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