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Medio Oriente, l'Occidente stanco può difendersi solo attraverso Israele

Cicisbeo
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E bravo Zaki, il giovane egiziano che studia a Bologna, incarcerato nel suo Paese e alla fine liberato dopo una lunga campagna di solidarietà che ha mosso l’Italia intera, o quasi: mentre da Israele giungono notizie sempre più terribili su quanto è accaduto durante l’invasione delle zone di confine con Gaza da parte dei terroristi palestinesi di Hamas, con mille morti e decine di bambini trucidati e perfino decapitati nei kibbutz, l’ineffabile Zaki se n’è uscito accusando Netanyahu di essere un «serial killer». Un autentico campione di democrazia, questo giovane cattivo maestro divenuto un falso simbolo di libertà che si schiera con i nemici della libertà. Purtroppo Zaki non è un caso isolato: in queste ore molte università italiane sono ostaggio della violenza di gruppuscoli antisemiti che inneggiano a Tel Aviv che brucia, solidarizzano con i tagliagole di Hamas e non spendono una sola parola di solidarietà per le vittime israeliane di un attacco proditorio contro civili inermi e colpevoli solo di essere ebrei. «Intifada pure qua», hanno promesso i filopalestinesi della Sapienza, «con la Resistenza fino alla vittoria contro la brutalità di Israele che da decenni massacra donne, bambini, famiglie e distrugge case», mischiando così in modo intollerabile ideologia spicciola e ignoranza crassa, e in questa abominevole parata di idioti ha primeggiato ancora una volta il liceo classico Manzoni di Milano, che già un anno fa si era distinto per una mobilitazione preventiva contro il governo Meloni.

 

 

Purtroppo non c’è nulla di nuovo in questa mobilitazione dei nipotini del Sessantotto: quando, nel gennaio del '91, in risposta all’invasione del Kuwait, una coalizione internazionale guidata dagli Usa e sostenuta da una risoluzione dell’Onu liberò l’Emirato arginando le mire di Saddam Hussein, i pacifisti organizzarono manifestazioni oceaniche per protestare contro la prima guerra del Golfo, dando così inizio alla stagione del pacifismo arcobaleno che poi, di fronte all’offensiva del fondamentalismo islamico continuò a manifestare solo e soltanto contro l’imperialismo occidentale. Cambiano le generazioni, insomma, ma i pacifisti si mobilitano solo quando le democrazie occidentali sono coinvolte in una guerra contro qualche tiranno, specie se questa democrazia si chiama Israele. Non conoscono, questi poveretti, la genesi dell’odio palestinese contro Israele, il popolo che storicamente più di ogni altro ha diritto di stare in quella terra, perché ci viveva già tremila anni fa. Non sanno, o fingono di non sapere, che a Gaza l’antisemitismo viene iniettato nell’educazione dei bambini, ai quali viene insegnato fin da piccoli che gli ebrei sono «figli di scimmie e maiali, disumani uccisori di palestinesi, soldati ritti su corpi mutilati di bambini uccisi, vedove piangenti, orfani disperati». Non sanno che nella carta costitutiva di Hamas è scritto testualmente: le pietre e gli alberi diranno «O Abdullah, c'è un ebreo qui nascosto, vieni e uccidilo».

 

 

No: gli antimperialisti di professione, i pasdaran dei diritti umani per i popoli oppressi, questi spero inconsapevoli antisemiti di ultima generazione non hanno neppure un moto di pietà per i neonati ebrei decapitati nelle loro case dentro il kibbutz di Kfar Aza: se ne fregano di questa barbarie perché infarciti di un’ideologia che la giustifica come risposta necessaria all’oppressione israeliana, sventurati epigoni di quell’antica e sconcia narrazione per cui gli ebrei sono sempre i primi responsabili delle loro sventure. Oggi dunque l’Occidente stanco, su cui le profonde divisioni interne agli Stati Uniti getta una lunga ombra di declino, non ha altro mezzo per difendere sé stesso - e ricacciare indietro le pulsioni antisemite - che rafforzare Israele e difendere gli ebrei in tutto il mondo. Perché quello perpetrato da Hamas è stato un pogrom (termine che speravamo fosse scomparso per sempre dal vocabolario della storia) che ci ha tragicamente riportati ai tempi degli orrori nazisti. Ma di questo ai nostri giovani alfieri di Hamas non importa nulla, ignari della fortuna che hanno avuto di nascere qui: se fossero nati e cresciuti nei Paesi islamici retti per lo più da feroci dittature forse avrebbero compreso, pur nella loro pochezza intellettuale, quale sia la dimensione autoritaria e violenta di una religione trasformata in un’ideologia totalitaria. Invece sputano sulla libertà che evidentemente non meritano di vivere.

 

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