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Chi è Patrick Zaki, l'anonimo studente egiziano

Davide Vecchi
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Solo in Italia trasformiamo sconosciuti in semi divinità senza alcun motivo se non l’impellenza del centrosinistra di crearsi bandiere da sventolare alla bisogna. Come le Sardine. O Patrick Zaki. Il 32enne attivista egiziano ha trascorso un anno a Bologna da studente, nel febbraio 2020 è stato arrestato al Cairo per le sue opinioni. Scarcerato dopo dieci mesi, nel luglio 2023 ha ricevuto la grazia dal presidente al-Sisi. Il nostro Paese si è giustamente adoperato affinché venisse liberato. Quando ha espresso la volontà di tornare in Italia (per due settimane) il governo Meloni ha offerto un volo di Stato. Lui l’ha rifiutato «per non ringraziare». Ma vabbè. Durante la sfilata si è scoperto che Zaki non parlava italiano. «Voglio tornare a essere un anonimo studente», disse. Giusto. Ma allora perché sui social scrive provocazioni a favor di telecamere e giornali?

 

Lunedì ha definito Netanyahu «un serial killer» poi, il giorno dopo, si è corretto pubblicando un papiro (2356 battute – il doppio di questa colonna - in perfetto italiano: impara presto) nel quale sostiene di non difendere Hamas ma i civili palestinesi. E quelli di Israele? Forse ne scriverà oggi. Del resto, solamente domenica andrà da Fabio Fazio. Tra ben quattro giorni. Chissà cosa si inventa, l’anonimo studente egiziano. 

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