l’editoriale del direttore

Stampa, pm artigiani dell’ideologia

Davide Vecchi

Ricordate il giudice Giuseppe Cioffi? Nel 2018 Repubblica pubblicò una foto che lo ritraeva a un incontro di Forza Italia. Fu costretto a lasciare il collegio giudicante dei Cesaro, fratelli del parlamentare azzurro Luigi. Massacrato. Dagli stessi che oggi da talebani difendono il giudice Iolanda Apostolico nonostante non fosse in un albergo bensì a una protesta contro lo Stato. Piddini e sinistri vari si sono dimenticati di aver invocato la gogna per Cioffi mostrandosi oggi banderuole ideologizzate. Uno su tutti: Andrea Orlando. Nel 2018, da ministro della Giustizia, inviò gli ispettori e avviò i procedimenti contro Cioffi. Lo stesso Orlando che ieri ha così difeso Apostolico: «I giudici devono essere terzi quando decidono non quando discutono di ciò che avviene nel Paese».

 

 

Consoliamoci con due barzellette di giornata. La prima: alcuni giornalisti hanno gridato al dossieraggio di Stato e invocato la caccia a chi ha dato al ministro Matteo Salvini il video. Gli stessi giornalisti beneficiari di atti riservati delle procure da manine anonime. La seconda: l’Anm invoca la tutela della privacy per i magistrati. Gli stessi magistrati che sovente dimenticano di omettere dagli atti intercettazioni, dati, elementi ininfluenti alle indagini ma utili a delegittimare il malcapitato di turno. Per lo più di centrodestra. A parte Matteo Renzi.