Migranti, sugli sbarchi il Pd buonista smentisce sé stesso
Per inquadrare la posizione della sinistra sulla questione migranti - no alla difesa dei confini, no ai patti con i dittatori, no ai Centri per il rimpatrio - c’è un precedente che vale la pena ricordare: nel 2008, ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi, D’Alema, che era stato ministro degli Esteri con Prodi, disse no ai respingimenti «in quanto violavano la convenzione di Ginevra del '51», bocciando così l’accordo italo-libico che fermò il flusso dei migranti verso l’Italia. Ma così facendo D’Alema contestò il protocollo siglato in grande segretezza a Tripoli il 29 dicembre del 2007, ed entrato a far parte integrante del Trattato d’amicizia fra Roma e Tripoli perfezionato definitivamente da Berlusconi e Gheddafi e ratificato a grande maggioranza dal Parlamento con i voti di Pdl, Lega e Pd. Eppure Giuliano Amato, quando come ministro dell’Interno di quel governo (di sinistra) aveva apposto materialmente la firma sul protocollo del 2007, disse: «Quello che oggi si conclude è un lungo e riservato negoziato con la Libia (...). Sarà ora possibile un pattugliamento con squadre miste a ridosso delle coste libiche, davanti ai porti e alle baie da cui escono le imbarcazioni dei trafficanti di uomini. In questo modo sarà possibile contrastare con maggiore efficacia questi traffici, salvando molte vite umane e sgominando le bande criminali che li gestiscono. È ciò che è stato fatto sulle coste dell’Albania, azzerando di fatto l’afflusso dei clandestini attraverso quella rotta. Ora sarà possibile farlo anche con la rotta dalla Libia». Concetti securitari che quando li esprime Salvini viene sempre tacciato di irresponsabile xenofobia.
"L'Italia non è sola": la verità di Senaldi su von der Leyen e Meloni
Spulciare gli archivi, dunque, è sempre utile per mettere il Pd di fronte alle sue contraddizioni, ora che è sulle barricate per contestare ogni mossa del governo Meloni sulla questione migratoria. Facciamo un breve riassunto delle più recenti posizioni: il centrodestra italiano è accusato di essere ostaggio «delle sue ossessioni e del suo razzismo», che gli fanno additare come invasori «persone in cerca di pace e libertà, negandogli un’opportunità di vita» (come se la legge non vietasse l’ingresso clandestino nelle nostre frontiere...). Schlein, in perfetta consonanza di vedute con l’Alto rappresentante Ue Borrell, ha liquidato come scellerato il patto sottoscritto da Meloni e Von der Leyen col presidente Saied per bloccare la spirale di partenze dalla Tunisia, «perché non si fanno accordi con i dittatori» (come se il Nordafrica fosse una fioritura di democrazie liberali e non si dovesse fare i conti col principio di realtà...). Non solo: Meloni viene considerata «priva di senso d’umanità», perché privilegia l’approccio securitario al paradigma umanitario. I costituzionalisti d’area sono scatenati: il progetto di trasformare caserme ed altre strutture dismesse in centri di trattenimento fino a 18 mesi degli irregolari per rimpatriare chi non ha diritto di asilo «è incostituzionale perché la libertà personale è inviolabile, e questo vale anche per i migranti». Anche su questo punto occorre rinfrescare la memoria ai compagni buonisti: i centri per l’identificazione e l'espulsione degli stranieri irregolari sono uno strumento diffuso in tutta Europa, e in Italia furono istituiti nel ’98 dalla legge Turco-Napolitano, due ministri del governo dell’Ulivo. Sono le attuali norme europee, peraltro, a stabilire il termine dei 18 mesi come durata massima del trattenimento in questi centri, e il governo italiano le sta rispettando.
"Fermiamoli a casa loro". Migranti, Meloni convince l'Europa
Certo, quello del rimpatrio degli irregolari è un problema drammatico e annoso, che coinvolge tutta Europa, perché senza un’intesa con i Paesi di partenza e di transito rischia sempre di rimanere lettera morta. Ma se, a fronte dell’imponente numero di arrivi in atto, si vuol decongestionare un sistema di accoglienza al collasso - come segnalato per primi proprio dai sindaci del Pd - non c’è altra soluzione che istituire un Cpr in ogni regione, nonostante le strenue resistenze localistiche. Quante volte i sindacati di polizia hanno denunciato l’inutilità dell’individuazione dei clandestini, visto che alla stragrande maggioranza viene poi consegnato un semplice e inutilissimo foglio di via, ossia un ordine scritto di allontanamento dal territorio ovviamente mai rispettato? La mancanza di un numero adeguato e funzionante di centri di accoglienza temporanea (Cpt, Cie, Cpr o comunque li si voglia chiamare) ha letteralmente vanificato tutte le operazioni di polizia nei confronti dell'immigrazione clandestina. In attesa che si trovi il modo di bloccare le partenze, dunque, è l’unica soluzione possibile.
La strategia più efficace. Nevi rilancia "la ricetta di Berlusconi"