opinioni

La solidarietà del Pd va sempre agli altri e mai agli italiani

Gianluigi Paragone

Mentre il libro del generale Vannacci è andato oltre lo stretto giro dei palazzi ed è diventato, acquistandolo, la manifestazione di una scelta politica circa quale società si vuole difendere, Elly Schlein esce dal torpore estivo, imbraccia la chitarra alla festa dell’Unità (cimentandosi in Zombie...) e mette su la stessa canzone: il governo non è solidale con gli immigrati che affrontano il mare per scappare dalla disperazione e soprattutto non è solidale con le ong che salvano le vite di queste persone abbandonate in mare dai trafficanti. Tutto ciò mentre dall’Africa arrivano migliaia di persone che mettono a durissima prova sindaci e governatori ormai senza soldi e senza strutture d’appoggio.

Dall’Africa continueranno ad arrivare, non illudiamoci: i disordini sono costanti, lo sfruttamento non è mai finito e il Continente Nero è la periferia della globalizzazione finanziaria. La Schlein pertanto ha fatto la sua scommessa elettorale: attaccare la Meloni sul fronte della solidarietà, a costo di lasciare i suoi stessi sindaci (alcuni dei quali ora alzano la voce perché è saltato tutto) col cerino in mano a trattare col governo. «Il governo ha inventato il reato di solidarietà», affermava la segretaria dem. Una dichiarazione che non solo è difficile da capire perché si ricollega a un aspetto specifico del decreto Cutro (e quando devi spiegare una dichiarazione hai già commesso il più colossale degli errori comunicativi) ma soprattutto apre a una interpretazione popolare per cui la solidarietà del Pd va agli stranieri, a prescindere. Se nei giorni scorsi molti sindaci Pd si sono lamentati, è perché i loro cittadini stanno esprimendo il disagio e persino la pesante condizione di vivere in città dove il disordine, la paura e le tensioni sono quotidiane.

Le risse tra stranieri (spessissimo con coltelli e bottiglie rotte), le molestie ai passanti, il controllo del territorio, non sono nemmeno più una notizia perché - ripeto - scadenzano le giornate. A costo di apparire ruvido, io scelgo di solidarizzare con gli italiani che stanno maturando, sull’orla della disperazione, una condizione di intolleranza verso gli stranieri, il che non significa razzismo ma esasperazione cronica. Le sfumature sull’accoglienza e sull’integrazione sono avvertite come un cedimento verso chi dimostra nelle strade e nei rioni di essere il più forte, di essere il «boss» di quella via o di quel marciapiede o addirittura dell’ingresso sotto casa. Per non dire dei mezzi pubblici. Come la Schlein abbia deciso di perdere i voti è affar suo, dal governo di centrodestra con una premier di destra, però, pretendiamo il controllo delle città. A settembre è annunciato il decreto sicurezza: lo vogliamo deciso e fermo perché la situazione è sfuggita di mano. E la gente non sa più a chi rivolgersi.