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Bce e l'anniversario contestato. Paragone a valanga: 25 anni di bluff europeo

Gianluigi Paragone
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L’altro giorno gli ultimi tre governatori (Lagarde, Draghi e Trichet) hanno festeggiato i 25 anni della banca centrale. Ovviamente si sono sprecati i complimenti e la narrazione sui miracoli compiuti nei momenti più difficili: ah, se non ci fosse stata la Bce signora cara... Ma davvero è così? Davvero il tagliando dopo i primi 25 anni può consegnare una Banca centrale europea protagonista degli ultimi decenni di crisi? Da euroscettico quale sono ho i miei dubbi. Ma visto che si parla di bilanci, voglio riproporre le parole esatte di un signore che euroscettico non lo è affatto. Questo signore di chiama Giuliano Amato, il quale nel corso di una vecchia trasmissione Rai da lui stesso curata così raccontò a proposito dell’euro e della Bce. «Abbiamo fatto una moneta senza Stato, abbiamo avuto la faustiana pretesa di riuscire a gestire una moneta senza metterla sotto l’ombrello di un potere caratterizzato da quei mezzi e dai quei modi che sono propri dello Stato (...). Eravamo pazzi? Qualche esperimento nella storia di monete senza Stato c’era stato, di monete comuni, di unioni monetarie; ma per la verità non erano stati molto fortunati».

 

 

Sempre Giuliano Amato. «Abbiamo anche previsto di avere una banca centrale ma abbiamo deciso che trasferire a livello europeo quei poteri di sovranità economica che sono legati alla moneta era troppo (...) E allora ci siamo convinti, e abbiamo cercato di convincere il mondo, che sarebbe bastato di coordinare le nostre politiche nazionali per avere quella zona, quella convergenza economica, quegli equilibri economici fiscali interni alla Ue che servono a dare forza reale a quella moneta. Non tutti ci hanno creduto, molti economisti - specie americani - ci hanno detto: guardate che non ci riuscirete, non vi funzionerà, se vi succede qualche problema che magari investe uno solo dei Paesi non avrete gli strumenti centrali che per esempio noi negli Usa abbiamo, dove può intervenire il governo centrale e riequilibrare con la finanza nazionale le difficoltà delle finanze locali. La vostra Banca centrale se non è la banca centrale di uno Stato non può assolvere le stesse funzioni che può assolvere la banca centrale di uno Stato che, quando lo decide, diventa il pagatore senza limiti di ultima istanza».

 

 

Il finale è una ammissione che si scontra con il gaudio del compleanno. «In realtà – prosegue Amato – noi non abbiamo voluto credere a questi argomenti (...) Era davvero difficile che funzionasse e ne abbiamo visto tutti i problemi». Già. Infatti ci ritroviamo con le cicatrici sociopolitiche delle due profonde crisi degli ultimi anni, dopo la batosta della crisi finanziaria post Lehman Brothers: Covid e guerra in Ucraina. Pensare di incidere sull’inflazione senza avere una visione sociale delle spaccature generate dalle crisi e ritenere contestualmente di rafforzare il mito europeo come entità dei popoli (falso politico come pochi altri: cos’è l’Unione europea oggi? Un grande Boh) era una follia. E andare avanti solo perché (dicono) non si possa tornare indietro è una magra consolazione.

 

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