il commento

L’esperienza di Di Maio e la crisi del Golfo: l’uomo della povertà

Alessandro Usai

C’erano un cipriota, uno slovacco, un greco e un italiano. No, non è una barzelletta. In Europa è accaduto davvero. E alla fine l’ha spuntata l’italiano senza nemmeno dover aprire un dibattito. Li ha stesi con la sua autorevolezza. Senza dire una parola. Del resto, l’italiano si chiama Luigi Di Maio, quello che una sera si è affacciato dal balcone di Palazzo Chigi e ha abolito la povertà. Imbattibile. Non sappiamo se sia vero, probabilmente no. Di certo la povertà non ha abolito lui. Nessuno mette Di Maio in un angolo, più facile nominarlo inviato europeo nel Golfo. Quello Persico, sia chiaro. In quello di Napoli ha già dato abbondantemente. Alla riunione dei rappresentanti permanenti presso l'Ue (Coreper) la mozione Di Maio è passata senza tentennamenti. Di Maio è la figura giusta, dal primo giugno al 28 febbraio 2025 sarà lui l’uomo del Golfo. Riuscirà in 21 mesi ad abolire la povertà energetica? Bazzecole per lui.

 

 

«In quanto ex ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio ha il necessario profilo politico per questo ruolo», ha scritto l'Alto rappresentante per la politica estera europea Borrell. Poi certo, conoscere Mario Draghi aiuta. Nella vita bisogna farsi gli amici giusti per andare avanti. E poi siamo onesti: la sfida non era proprio impossibile. A contendere il posto all'ex ministro erano il cipriota Markos Kyprianou, l'ex inviato dell'Onu in Libia Jan Kubis e l'ex commissario Ue greco Dimitris Avramopoulos. Alla fine meglio un italiano come Di Maio, no? Scherzi a parte, il nostro ha un ottimo curriculum politico. Alle elezioni del 2018 ha incassato il 34 per cento dei voti, è stato vicepremier e ministro. È cresciuto tra mille errori e gaffe, ma in carriera ha ottenuto qualche risultato concreto: il taglio dei parlamentari e il reddito di cittadinanza, ad esempio. Ha provato anche a mettersi in proprio, con un partito tutto suo, ma non è andata benissimo. Però alla fine, non è un bene avere uno come lui in quel ruolo? Forse sì. Non ditelo alla Lega che ha definito questa nomina «un affronto», oppure a Forza Italia che con Tajani ne ha preso le distanze. Scelta di Borrell, legittima ma non condivisibile.

 

 

Attualmente sono 9 i rappresentanti speciali dell’Ue che promuovono le politiche e gli interessi europei: svolgono un ruolo attivo negli sforzi per consolidare la pace e la stabilità. Da questo punto di vista Di Maio è perfetto. Si è barcamenato alla grande nelle guerre dentro i Cinque Stelle. Ha resistito alle gag di Beppe Grillo, alla pochette di Giuseppe Conte e persino alle bordate di Di Battista. Si è dimenato tra Lega e Pd, tra Renzi e Draghi. Nel Golfo Persico dovrà rafforzare i nostri rapporti energetici. Una sfida vera per diversificare l’approvvigionamento di gas dalla Russia e cercare nuovi fornitori di idrocarburi. Non è uno scherzo. Dai gilet gialli alle élite è un attimo. E non è da tutti. La Commissione si era rivolta a un panel di esperti che hanno indicato Di Maio «sulla base delle prestazioni fornite dai candidati». Avrà delle qualità, no? Come siamo sempre critici in Italia. Viva Di Maio! Ma chissà che compito devono aver consegnato gli altri candidati...