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Ue e migranti, oltre le parole servono i fatti e un sostegno concreto

Santi Bailor
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Bene la solidarietà all’Italia di Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, che sull’emergenza immigrazione ha sottolineato come si tratti di «un fenomeno di cui si deve far carico tutta l'Unione, non solo i Paesi di frontiera» perché «l'Italia non può farcela da sola». Bene la solidarietà della commissaria Ue per gli Interni, Ylva Johansson, che in una intervista al quotidiano spagnolo «El País», ha ribadito - sempre a proposito di immigrazione - come sia «molto chiaro che l'Italia è sotto un'enorme pressione. Le autorità stanno svolgendo molte operazioni di soccorso in mare». E «dobbiamo mostrare che non si tratta solo di una questione italiana ma europea». La presa di posizione di due donne che ricoprono ruoli istituzionali in Europa è importante e va evidenziata. Ma adesso - e qui la questione investe i Paesi membri dell’Ue i loro singoli governi (a cominciare da quello francese) - è il momento d’una solidarietà concreta all’Italia e ai migranti.

 

 

Serve sostegno sulla questione degli sbarchi, dell’accoglienza e della redistribuzione. Un sostegno che oltre a essere un atto di solidarietà fra Paesi Ue sarebbe pure un gesto politico. Poiché il tema delle migliaia e migliaia e migliaia di persone che si spostano verso l’Italia (e quindi l’Europa) non riguarda solamente l’accoglienza ma anche le politiche che il Vecchio Continente dovrebbe adottare rispetto all’Africa. Su questo il governo Meloni ha idee chiare e le ha espresse pubblicamente, anche in sede internazionale, sia sulla questione tunisina che sul futuro della Libia. Chi in Ue è d’accordo sulle proposte italiane dovrebbe sostenerle, nell’interesse europeo, e archiviare stantii spiriti nazionali o di rivalità. È tutto ciò andrebbe fatto presto visto che l’estate è in arrivo e - con lei - il rischio d’una continua emergenza immigrazione.

 

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