Migranti, la sinistra rilancia la truffa degli sponsor
La scelta di Elly Schlein di firmare il disegno di legge «Ero straniero» del radicale Magi non sorprende, perché è sostanzialmente in linea col programma elettorale presentato dal Pd alle ultime elezioni: partendo dal presupposto che «non esiste oggi nessuna emergenza migratoria», spauracchio diffuso «dal becero populismo della destra», la parola più ricorrente è «accoglienza», e il punto cardine l’abolizione della Bossi-Fini, sostituendola con una nuova legge sulle migrazioni che estenda il diritto di asilo anche ai rifugiati climatici e ambientali. Perché i migranti «rappresentano una risorsa demografica, economica e sociale fondamentale», e quindi pieno sostegno alle navi delle Ong con la richiesta di una nuova missione di salvataggio sul modello Mare Nostrum, rinnegando «i vergognosi accordi con la Libia». Una linea perfettamente compatibile, dunque, con gli obiettivi di «Ero straniero»: voto agli immigrati, abolizione del reato di clandestinità, maxi-sanatoria degli irregolari e permessi di soggiorno a tutti, senza valutazione, per dodici mesi.
Avanti tutti, insomma, con un’aggravante: la reintroduzione del sistema dello sponsor per l’inserimento degli immigrati nel mercato del lavoro su invito di un imprenditore italiano o di uno straniero regolarmente presente sul territorio, con la riattivazione a pieno regime del circuito dell’accoglienza gestito dalle coop rosse e dalle associazioni no profit. Il meccanismo previsto dalla legge Turco-Napolitano riconosceva allo straniero, dietro prestazione di garanzia da parte di privati odi associazioni la possibilità di entrare e soggiornare in Italia, per un anno, alla ricerca di lavoro.
Dunque, si abbandonava il principio che subordinava l’ammissione in Italia di nuovi lavoratori alla preventiva verifica, caso per caso, dell’indispo nibilità di altri lavoratori italiani o stranieri già iscritti nelle liste di collocamento. L’esperienza, evidentemente, non insegna mai nulla alla sinistra: il modello degli sponsor adottato dal governo Prodi, infatti, permise a decine di migliaia di clandestini, usando un semplice Internet point o il computer di un patronato, di spedire una domanda di lavoro con la quasi certezza di essere regolarizzati. Chi faceva domanda di lavoro poteva ipso facto ottenere il permesso di soggiorno in attesa di trovare un’occupazione.
Nel frattempo poteva soggiornare tranquillamente in Italia, anche se nel frattempo si era macchiato di gravi turbative dell’ordine pubblico. Ma anche in questi casi l'espulsione si traduceva quasi sempre in un semplice foglio di via senza neppure l’accompagnamento coatto alla frontiera (vulnus mai sanato, perché la situazione è ancora questa). Il sistema degli sponsor fu la fonte anche di altri tipi di abuso: molte domande di assunzione di lavoratori provenivano infatti da famiglie di immigrati che, con la scusa di assumere colf e badanti, in realtà miravano solo a regolarizzare parenti o amici col permesso di soggiorno. E in certi casi le richieste arrivarono perfino da organizzazioni che utilizzavano le “finestre” aperte dal governo Prodi per nascondere la tratta di ragazze destinate non a fare le colf, ma le badanti da marciapiede.
Un colossale imbroglio, insomma, una sorta di censimento dei clandestini in Italia e dei loro familiari che si tradusse però in una grande sanatoria occulta. Mentre il governo ha varato un decreto che regolamenta pragmaticamente i flussi e snellisce le procedure di accoglienza per chi ha diritto di entrare in Italia, la sinistra rilancia i suoi retaggi ideologici negando l’emergenza e confermando così una fuga dalla realtà che appare irreversibile.