il commento

Covid, serve la verità sui falsi aiuti della Russia durante la pandemia

Riccardo Mazzoni

Non è un caso se nel discorso sullo stato della nazione, in cui ha giurato guerra eterna all’Occidente, Vladimir Putin ha citato un solo Paese dell’Ue, ossia l’Italia, perché nella propaganda del Cremlino nulla è mai affidato al caso, figuriamoci in questo momento di massima tensione geopolitica. Il riferimento esplicito all’irriconoscenza per gli aiuti portati da Mosca nella fase più acuta dell’emergenza Covid suona dunque come un vero e proprio avvertimento che segue una serie di minacce più o meno oblique giunte da personaggi di secondo piano, mentre ora la questione è stata rilanciata al massimo livello. Circostanza che fa inevitabilmente riemergere i misteri mai del tutto chiariti della missione «Dalla Russia con amore», concordata direttamente da Putin con l’allora premier Giuseppe Conte, che fece sbarcare all’aeroporto di Pratica di Mare 13 quadrireattori Ilyushin con a bordo 72 militari, 28 medici e 4 infermieri, tra i quali 2 illustri virologi. Una delegazione quantomeno anomala, guidata dal generale Sergey Kikot, vicecomandante del reparto di difesa chimica e batteriologica dell’esercito russo, già inviato in Siria e incaricato di difendere il presidente Assad dall’accusa di aver usato i gas contro i civili a Ghouta.

 

 

Il fatto che aerei russi potessero atterrare in un aeroporto militare di un Paese della Nato provocò preoccupazione e sconcerto fra i nostri alleati, e resta tuttora sospesa la domanda sul perché, per avere trenta ventilatori e poche mascherine in più – come ammise lo stesso governo rispondendo a un’interrogazione parlamentare – si accettò di accogliere una spedizione zeppa di militari che facevano parte del servizio segreto delle forze armate russe, e che a bordo di 25 camion militari girarono per due mesi indisturbata per mezza Italia. Quali erano i loro compiti effettivi, e come mai fu l’Italia ad accollarsi le spese di vitto e alloggio, oltre che di trasporto, di quella strana missione? Strana sia per la composizione, sia per le regole d’ingaggio, oltre che per il fatto che l’Italia proprio in quei mesi era oggetto di ripetuti attacchi cibernetici ordinati da Mosca contro infrastrutture sensibili pubbliche e private, segnalati peraltro tempestivamente dalla nostra intelligence per mettere in guardia il governo da una strategia offensiva volta a destabilizzare il Paese. Il generale Portolano, che nel marzo del 2020 guidava il Comando operativo interforze e dovette trattare direttamente coi vertici della spedizione russa, definì quella missione «anomala da ogni punto di vista», ma fu preso per paranoico.

 

 

I russi chiesero di sanificare anche gli edifici degli enti pubblici, ma gli fu concesso solo l’accesso ad ospedali e Rsa, un’attività che consentiva comunque l’acquisizione di informazioni sensibili che Mosca ora potrebbe utilizzare contro il nostro Paese. Fu il ministro della Difesa Guerini, stoppando Conte, ad opporsi all’arrivo di ben 400 uomini, e ad impedire che il contingente russo si spostasse in Puglia. Per questo finì nel mirino di Paramonov, un diplomatico russo che su proposta di Palazzo Chigi aveva ottenuto due alte onorificenze e che dopo lo scoppio della guerra in Ucraina ha minacciato l’Italia di «conseguenze irreversibili» in caso di nuove sanzioni a Mosca, avvisando di poter rivelare quali furono i veri accordi intercorsi tra Putin e Conte nella telefonata del 21 marzo 2020. Una cosa è certa: l’obiettivo russo non era aiutare l'Italia, ma raccogliere informazioni per sviluppare prima di tutti un vaccino contro il virus: lo Sputnik fu infatti creato partendo dal dna di un cittadino russo che si era ammalato in Italia. Ma il dubbio più inquietante riguarda le informazioni sensibili a cui può aver avuto accesso il capomissione russo in due mesi di permanenza in Italia: un’altra lunga ombra sull’operato dei Cinque Stelle al governo e soprattutto sul mistero di quell’accordo che ha messo a rischio la nostra sovranità nazionale, e che Putin ha ritenuto di ricordare in mondovisione.