il commento
Regione Lazio, quelle promesse fatte da D’Amato che non ha mai mantenuto
La Regione Lazio il 13 febbraio prossimo eleggerà il suo nuovo Presidente e sembra, dai recenti sondaggi che la sinistra fatichi ad arrivare ad un risultato apprezzabile. Ma la novità è il programma di D'Amato... udite udite... si il programma della sinistra, quelli dove metti di tutto un po', fai promesse a vanvera, tanto nessuno se ne ricorda. Ora però, mi sovviene, come una eccellente promessa, fu quella di Zingaretti che nel suo programma del 2018 dichiarava di abbassare l'Irap... risultato? Aumento per il 2023 del 1,60% rispetto alla precedente aliquota arrivando così al 3,33%. Insomma la solita solfa, il solito teatrino, le solite promesse disattese anzi ingannate. D'Amato nel suo programma, promette come Conte, il reddito regionale di formazione (800 euro al mese per i disoccupati giovani e donne con figli a carico in cerca di occupazione) autobus gratis per under 25 e over 70,etc etc... il tutto entro giugno 2023! Insomma una svendita, strano è che non abbia proposto il taglio degli stipendi ai consiglieri regionali e il loro dimezzamento. Il tutto dimenticando che la Regione Lazio viene lasciata con una voragine finanziaria senza precedenti e con un sistema sanitario che prevede dalle 20 ore alle 40 di attesa per una visita al pronto soccorso mentre per gli esami diagnostici fai meglio ad affidarti alla divina provvidenza, prima di fare una Tac.
Ma a D'Amato, a cui le vicende sanitarie sembrano non riguardare, non va proprio giù il fatto che i 5S corrano per proprio conto, facendogli intravedere queste elezioni come la disfatta di Varo nelle foreste di Teutoburgo, lui che di foreste se intende, visti i soldi ottenuti (250mila euro) per una ricerca sull'Amazzonia che la Corte dei Conti gli chiede di restituire, anche se, ha dichiarato di voler proporre appello e quindi, per noi garantisti, innocente fino alla definizione del giudizio... a differenza sua. Ma al di là delle considerazioni culturali, un paio di cose D'Amato deve spiegare prima di essere eletto consigliere regionale o Presidente; la prima è relativa alla fuga di dati informatici dell'agosto del 2021 quando furono trafugati dati sensibili che bloccarono per 5 giorni le prenotazioni dei vaccini; la seconda la storia delle mascherine... Ecco, nonostante le diverse interrogazioni effettuate dall'opposizione ed in particolar modo dall'ex consigliere regionale, ora deputata Chiara Colosimo, non si sono ricevute risposte alle sue interrogazioni. Sembra che le richieste di chiarimenti siano state disprezzate e non prese in considerazione. In particolare, oggi per il Candidato alla Presidenza abbiamo due domande: la prima è se sia stato pagato o meno un riscatto per i dati trafugati e chi ha pagato? La seconda attiene a cosa ha fatto l'Assessore e la Regione per riparare al danno subito e perché non ha chiarito l'accaduto con trasparenza e documentalmente?
Infatti la vicenda dati-gate, inizia nel 2020 con l'hackeraggio dello Spallanzani e del San Raffaele, con il furto dei dati dei ricoverati Covid, continua nel febbraio 2021 dove va in tilt il portale della Regione Lazio, ancora, nel giugno 2021, vengono eseguiti accessi a 150 postazioni e infine ad agosto 2021 vengono bloccate il 90% delle attività del portale e l'erogazione dei vaccini per 5 giorni, insomma anche un ingenuo avrebbe compreso l'escalation informatica che stava arrivando dagli hacker. Ebbene, nel suo programma, che veramente tocca tutti gli argomenti, manca quello della Cybersecurity! Insomma, una politica dell'altro secolo che non guarda al futuro che non si mette in condizione di utilizzare l'innovazione per rendere i servizi della PA migliori, accessibili ed efficienti. Un politico D'Amato, che in questa campagna elettorale paga non solo le sue inefficienze ma quelle dell'intera sinistra. Una sinistra opaca senza anima e cuore che ora cercherà la rissa per confondere le idee e generare confusione negli elettori. A Francesco Rocca un consiglio «non ragionam di lor... ma guarda e passa».