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Elezioni in Lombardia, non sottovalutate Letizia Moratti. È una donna abituata a vincere

Alessandro Usai
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Ci sono due modi per commentare la discesa in campo di Letizia Moratti: il primo è molto semplice, basta fermarsi alle apparenze ed etichettarla come traditrice del centrodestra. Del resto, come presidente Rai, ministro dell'Istruzione, sindaco di Milano e vice presidente della Regione Lombardia la sua impronta è ben definita. Il secondo modo è un po' più complesso se non si scivola nel facile populismo e merita una riflessione meno qualunquista.

Letizia Moratti è una donna pragmatica e quando si mette in testa di raggiungere un obiettivo non c'è nulla da fare: non si smuove fino a quando non lo centra. È stato così per l'Expo di Milano. Tutti a dirle che era una missione impossibile, la situazione politica italiana complicata, la burocrazia europea devastante, la concorrenza della città turca Smirne praticamente imbattibile. Come è finita lo sappiamo. È durante la battaglia che la Moratti ha tirato fuori il meglio di sè. Le sue relazioni internazionali hanno sempre un peso, del resto ha la possibilità di chiamare manager, autorità o presidenti degli altri Paesi come nulla fosse. Può alzare il telefono e scambiare pareri con Blair, Al Gore, Bloomberg o Rania di Giordania. Non è poco. Nel 2008 in piena candidatura per l'Expo del 2015 riuscì da «donna di destra» a dialogare con successo con l'allora premier Romano Prodi e Massimo D'Alema. Ha sempre avuto la dote di saper essere trasversale, tanto da aver portare avanti il suo disegno per Milano anche con Berlusconi presidente del Consiglio e la Lega di Bossi.

Non è stata una passeggiata. Alla vigilia del voto finale per l'assegnazione dell'Expo è più o meno andata cosi: Smirne sembrava essere in vantaggio, tanto che alla prova tecnica del voto era davanti a Milano per la gioia dei media turchi. Finita? Neanche per idea. Ogni Paese aveva diritto a un voto, gli Stati Uniti valevano come un piccolo paese caraibico. La Moratti ebbe l'illuminazione di portare gran parte dei delegati di ogni Paese a bordo di un battello sulla Senna per apprezzare le bellezze di Parigi. Ma soprattutto per evitare gli ultimi assalti e le ultime promesse della Turchia. Il giorno del voto il finale fu diverso rispetto alle attese. Vinse Milano per 86 a 65. Un trionfo.

Adesso la partita è diversa e ugualmente complicata. La Moratti punta dritto alla presidenza della Lombardia. Banalmente perchè così si era accordata al momento di diventare vice presidente e assessore al Welfare della Regione. Almeno questa pare essere la sua versione, ma chi la conosce bene può confermare che ha ottima memoria. Sarebbe stato più facile mollare e ricalibrare gli obiettivi. Ma non sarebbe stato da lei. Così si candida con una sua lista e si gioca tutto. Il Terzo polo furbescamente si è intestato l'operazione e ha già vinto mediaticamente perchè non si parla d'altro nello scenario politico del laboratorio lombardo. Sulla carta però non c'è partita perchè Fontana fiuta la vittoria e si è blindato con il centrodestra mentre dall'altra parte il Pd appare ancora confuso. Ma guai a sottovalutarla. O si rischia di fare la fine dei media turchi.
 

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