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Il via libera alle trivelle segno di tempi cambiati

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Stefano Cianciotta*
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I giacimenti non seguono i confini amministrativi segnati dagli uomini. E infatti le riserve adriatiche di idrocarburi dal 2019 sono estratte da Croati, Greci, Albanesi e Montenegrini, le cui imprese operano appena qualche metro più in là dalla linea immaginaria di confine. Sono passati appena tre anni e il mondo è cambiato almeno due volte, a causa della pandemia e del conflitto ucraino che hanno imposto in ambito produttivo nuove catene del valore, con la conseguenza che logistica e produzione industriale sono tornati ad un legame indissolubile. Tre anni fa di questi tempi l’Italia era il Paese del Ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti che esortava gli studenti a scioperare contro il cambiamento climatico, arrivando al paradosso di chiamare come consulente del Ministero Vandana Shiva, che proponeva di abbracciare gli alberi perché l'energia dell’uomo potesse uccidere il parassita della Xylella in Puglia. Il premier di allora, Giuseppe Conte, continuava poi a parlare genericamente di Green New Deal, che da un punto di vista concreto non significa nulla, perché non offre alcuna prospettiva agli investitori potenziali. Dopo tre anni, però, tutto sembra essere cambiato nel sistema globale. E non a caso uno degli ultimi decreti del Governo Draghi aveva già creato le condizioni per sbloccare le nuove estrazioni per 6 miliardi di metri cubi da giacimenti esistenti tra l’Adriatico e il Canale di Sicilia.

 

 

 

Il provvedimento appena varato dal Governo Meloni non vuole mettere solo a disposizione una certa quantità di gas a un prezzo controllato alle aziende che stanno soffrendo, ma fa molto di più, perché rimuove decenni sterili di dibattito, che ha opposto l’ambientalismo ideologico allo sviluppo sostenibile e alla ricerca industriale. La decisione dell’esecutivo guidato da Meloni, in continuità con le ultime scelte fatte dal Governo Draghi, è giustificata anche dalla drammaticità degli eventi e dalla necessità di garantire il reperimento immediato di gas da dare alle imprese più energivore, quelle per intenderci che stanno per interrompere la produzione o sono tornate ad alimentare i propri forni a carbone. Nel 2019 parlare di questi temi era impossibile, ma oggi alla luce anche delle ultime decisioni dei Paesi Europei (Olanda e Germania), che dopo l’austerity del 2011-2012 hanno ancora una volta dimostrato di ignorare cosa sia la solidarietà, la questione non è più rinviabile. Il presidente Meloni sa bene che su questi temi esistono maggioranze molto più ampie in Parlamento (Azione e Italia Viva sarebbero certamente favorevoli a sostenere questo genere di provvedimenti così come una parte del Pd) e nelle Regioni (il Consiglio Regionale dell’Emilia Romagna ha votato all’unanimità i nuovi investimenti al largo delle coste ravennate). Questi provvedimenti, poi, possono contare su un sostegno trasversale dell’opinione pubblica.

Presidente Osservatorio Infrastrutture Confassociazioni e Abruzzo Sviluppo SpA

 

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