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Il tetto al contante non piace solo a chi vuole spiarci

Gianfranco Ferroni
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Il popolo è sovrano. E, come insegnano al primo anno del corso di economia nelle università, «l'emissione della moneta da parte di uno Stato è un'estrinsecazione della propria sovranità, attraverso l'esercizio del potere di emettere o stampare moneta in linea con le proprie scelte di politica monetaria». In qualità di presidente del Consiglio, Giorgia Meloni ha difeso la sovranità parlando contro il «tetto al contante». Da anni se ne parla nelle stanze della Banca d'Italia, oltre che in quelle della Bce: «Il tetto al contante è un'offesa rivolta a chi emette legalmente, essendo una istituzione, la moneta». Ovvero le banche centrali. Con una campagna populista e fuorviante i contrari spacciano e diffondono la paura dell'evasione fiscale, che secondo questi oppositori del contante verrebbe facilitata dalla diffusione del cash: niente di più falso. La tracciabilità già esiste nelle banconote: ognuna ha un codice identificativo. Con un semplice lettore ottico al momento del pagamento si può sapere che «vita» ha avuto un pezzo da 50 euro, dalla sua nascita: certo, chi si mette a disposizione degli emittenti delle carte di credito darà sempre il suo contributo controla circolazione del contante, visto che la forza di quei gruppi è superiore a quella delle singole nazioni. Giganti contro formiche. Ma che a volte si incazzano.

 

 

Leggiamo cosa ha detto Fabio Panetta, componente del comitato esecutivo della Bce, in occasione della conferenza internazionale sul contante della Deutsche Bundesbank dal titolo «Cash in times of turmoil»: «L'Eurosistema è impegnato a preservare il ruolo del contante. Stiamo adottando misure concrete affinché esso rimanga ampiamente accessibile e accettato come mezzo di pagamento, anche qualora fosse introdotto l'euro digitale». Non solo, perché ha ricordato che all'inizio della pandemia «i consumatori, specialmente quelli con basso reddito, hanno ridotto gli acquisti di beni e servizi e aumentato le scorte di attività finanziarie liquide; ciò ha alimentato la domanda di contante, che rappresenta l'attività finanziaria in assoluto più liquida e quindi, per la sua stessa natura, maggiormente adatta a soddisfare la preferenza per la liquidità espressa dai cittadini». Tra l'altro, i soloni anti-contante dimenticano che per mesi le filiali delle banche sono state poco accessibili, e solo su prenotazione. Con una importante annotazione di carattere sociale, Panetta ha rilevato che «la carenza di contante danneggerebbe sia i commercianti sia i consumatori, soprattutto quelli con basso reddito. Difficoltà emergerebbero in particolare per i segmenti della popolazione, quali gli anziani o le persone con un minore livello di istruzione, che preferiscono il contante ad altri mezzi di pagamento».

 

 

Anche perché molti dimenticano che non è obbligatorio avere un conto corrente bancario, visto che non si tratta di un servizio gratuito. In Germania, dove il contante è rivestito di sacralità, in tanti non sono mai entrati in una banca e si fanno consegnare lo stipendio «cash». E acquistano anche automobili costose pagando con le banconote. Ma la cosiddetta tracciabilità, si sa, interessa coloro che vogliono mettere sotto la lente d'ingrandimento la vita di ognuno di noi, conoscendone tutte le spese. Dati personali che dovrebbero essere venduti volontariamente a peso d'oro, e che invece servono ai grandi gruppi per orientare le scelte dei consumatori. Chi ha a cuore le sorti del proprio Stato difende anche la moneta che utilizza, e che viene emessa dalle istituzioni e non dai privati. Per i sovranisti più rigidi, tra l'altro, il tetto, invece che al contante, andrebbe riservato alle spese effettuabili con carte di credito e di debito.

 

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