L'energia è la nuova patrimoniale. Il potere della finanza
Siamo probabilmente giunti ad una fase nuova della politica economica italiana. In questo momento come mai in precedenza il cittadino e soprattutto l'impresa avverte in maniera tangibile gli effetti del mutamento.
L'aver accettato le liberalizzazioni senza limiti e senza tutele per il mercato italiano, come del resto non aver reagito a chi legittimava il dumping spacciandolo per concorrenza, e soprattutto dopo aver tacciato per sovranista chiunque cercasse di valorizzare e tutelare il prodotto italiano ... tutte queste evidenze insieme non potevano non produrre effetti disastrosi per il Paese. Ora improvvisamente tutti si accorgono del caro bollette. Come se questa vicenda sorgesse dal nulla.
Oggi il cittadino si chiede: ma perché la Germania ha prontamente adottato soluzioni con impegni massivi di risorse finanziarie per fronteggiare l'emergenza, e perché la Francia addirittura è riuscita ad adottare un calmiere al prezzo in grado marginalizzare la criticità, mentre l'attuale governo italiano resta per lo più indifferente dinanzi massacro di piccole e medie imprese molte di queste costrette a chiudere? Mentre Francia e Germania quindi, offrono soluzioni concrete, l'Italia sembra giustificare la propria inerzia con l'attesa del nuovo governo, trincerandosi peraltro, dietro «gli affari correnti».
Ovvero il nostro governo sembra ritenere che l'attuale necessità ed urgenza debba essere in gran parte procrastinata e pertanto, dipanata dal prossimo governo. Giova precisare che un governo, ancorché a fine corsa, non ha il potere, bensì il dovere di intervenire tempestivamente, dinanzi ad improvvise e devastanti criticità, a meno che non le ritenga tali. Credo sia sufficiente rammentare che «il disbrigo degli affari correnti» imponga un'autolimitazione al governo solo su questioni riguardanti le programmazioni volte al futuro e non sull'attuazione di determinazioni già assunte dal parlamento oppure sull'adozione di atti urgenti riguardanti questioni da risolvere nel presente (art. 77 Costituzione).
Purtroppo il rincaro folle delle bollette di fatto costituisce una «moderna patrimoniale» dove i soldi però non andranno più allo Stato per opere e servizi pubblici ma a produttori e gestori di energia per i loro extra profitti privati. Dovremo abituarci alle moderne patrimoniali che oggi riguardano l'energia, domani potrebbero riguardare l'acqua, piuttosto che i rifiuti... ossia aspetti primari della vita del cittadino e delle imprese. Un tempo proprio per evitare speculazioni oppure il taglio dei cosiddetti rami secchi le attività cosiddette strategiche venivano gestite dalle partecipate pubbliche che «ubbidivano» esclusivamente agli indirizzi della politica. Caduto il primato della politica anche il grande patrimonio delle partecipate pubbliche è stato dilapidato.
Oggi è la finanza che gestisce attraverso il contenitore privato gran parte dei servizi primari, gli approvvigionamenti energetici e decide gli impianti su cui investire e dove realizzarli.
La preoccupazione è che se per interessi speculativi in futuro si rendesse necessaria una guerra, e lo dico senza far riferimento alcuno all'odierno conflitto, per finanziarla basterà una «moderna patrimoniale», di carattere internazionale, sui beni vitali dei cittadini e delle imprese, senza che alcuno possa frapporvisi, con buona pace dell'attuale assetto normativo che sembra calzare a guanto a tale evenienza.