il commento
Gianluigi Paragone: gli Usa ci dicano a cosa puntano. La guerra in Ucraina e l'affare del gas
Mentre facciamo finta di credere al mistero dei gasdotti incidentati chiedendoci «chi può essere stato?», abbiamo qualche altra certezza: chi ha il gas sta facendo affari d'oro, chi non è coperto sta saltando. Ogni giorno il necrologio delle imprese che chiudono si allunga, in attesa che l'inverno si presenti col suo carico di freddo; a quel punto capiremo se l'abbuffata di chiacchiere tranquillizzanti reggerà all'impatto di bollette stellari, di contatori staccati e di gente che farà incetta di maglioni e coperte per fronteggiare le temperature basse.
Lo ribadisco anche a costo di apparire sfrontato e cinico: prima della guerra, il gas russo lo pagavamo tra i 15 e i 20 centesimi al metro cubo (ben sotto i 15 durante il periodo del Covid); ora lo paghiamo sui 2 euro al metro cubo. E chi ci sta guadagnando? Chi sono questi Buoni che stanno... riparando una situazione di emergenza energetica creata dalle sanzioni e dalle speculazioni che nessuno aveva saputo fermare? Gli Stati Uniti, il Canada, l'Olanda e la Norvegia. Ecco, loro stanno facendo affari d'oro.
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Sempre mentre noi cerchiamo di capire chi ha fatto zompare le due linee del gasdotto Russia-Germania, è noto che in questa economia di guerra, staranno in piedi solo coloro che hanno gas ed energia, ovvero coloro che sfruttando il fattore tempo stanno negoziando a prezzi di maggior favore. Cioé la Germania, la quale da un lato continua a boicottare il tetto al prezzo del gas, dall'altra mette sul piatto oltre 200 miliardi per riparare la sua economia, il tutto in barba alle eurovispeterese. «La Germania lo può fare perché non ha il debito pubblico che abbiamo noi», sento ripetere ogni volta. Vero, ma ai tedeschi abbiamo condonato due debiti mostruosi: uno post seconda guerra mondiale, un altro per la riunificazione con la Ddr (quanta saggezza nella sentenza andreottiana: la Germania mi piace talmente tanto che ne preferivo due).
Il tetto al prezzo del gas non si farà, se non con una soluzione più propagandistica che di contenuto: del resto, di gas che non sia russo ce n'è poco e su quello si scateneranno i mercati. A meno che non la smetteremo di essere la parte più idiota di questo conflitto e respingeremo la strategia americana a favore di una più italiana, cioè di paese mediatore. Per dirla chiaramente, l'Europa non può fare a meno del gas russo, men che meno l'economia italiana: lo stop temporaneo di fornitura energetica attraverso il corridoio che arriva a noi sull'asse Kiev/Vienna è di per sé una spia arancione, che diventerebbe rossa in caso di blocco prolungato in inverno (stagione sempre propizia ai russi).
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Lo ribadisco: Putin ha traslato la guerra dal terreno ai mercati energetici; se saltano i gasdotti la Russia si farà male, noi invece freneremo nel burrone. Sempre che il crinale della guerra non precipiti verso la guerra nucleare. Bene pertanto ha fatto il Santo Padre a rivolgere una preghiera e un appello a Putin e Zelensky affinché si trovi la pace, ma non è di per sé sufficiente se non ci si rivolge a Joe Biden, il quale sta giocando una partita non meno pericolosa per tutti noi. Qual è il punto di caduta per la Casa Bianca? La sconfitta totale di Putin, l'annientamento della Russia? Beh, se così fosse sarebbe non solo un errore mastodontico non meno grave dell'invasione di Putin, ma pure un atto di arroganza rivolto a tutti i cittadini in Europa. Ps. Davvero i russi avrebbero avuto interesse a far saltare il gasdotto nordeuropeo, rinunciando a un flusso di cassa che si avvicinava al miliardo di euro al giorno? Non è che stiamo rivedendo il film della pistola fumante di Colin Powell?