il commento

Pd in crisi, più che sul nome i Dem ragionino sull'identità

Santi Bailor

Cercasi nome e cognome disperatamente. Il Partito democratico confonde la propria crisi di idee con un imbarazzo nominalistico e ricomincia dal battesimo e dal dibattito (francamente sterile) sul come chiamarsi.

Dopo la scoppola beccata alle ultime Politiche i Dem hanno cominciato il solito girotondo attorno ai loro problemi, sbagliando ancora una volta l'inquadratura della diagnosi. Non è questione di rivoluzionare l'anagrafe politica del nome bensì di mettersi a vagliare le proposte programmatiche mancanti e cosa il Pd è diventato negli anni. Un partito di governo, anche quando non vince nelle urne, allergico a far opposizione e con la presunzione di essere il meglio per questo Paese. Un partito che ha fatto del politicamente corretto una sorta di religione. Un partito di nomenclature più che di popolo, al punto che sui temi di sinistra è stato rimpiazzato dai 5 Stelle mentre i voti degli operai e dei ceti popolari son migrati prima verso la Lega e poi verso Fratelli d'Italia.

Anziché cambiar nome in casa democratica dovrebbero cambiare classe dirigente (e non solo Enrico Letta) e cominciare una discussione schietta su cosa vogliono essere. Si chiama identità. Il cambiar nome dovrebbe seguir dopo e se proprio i dirigenti piddini vogliono mutarlo lanciassero le primarie per sceglier quello nuovo. Se ancora si ricordano come si fanno. Le primarie.