Il reddito di cittadinanza va abolito per superare il parassitismo giovanile
L'illuminante (e un po' inquietante) corrispondenza territoriale tra numero di beneficiari del reddito di cittadinanza e voti ai Cinque Stelle conferma la vera natura di un sussidio che ha svolto solo in parte la sua funzione sociale - più di metà delle famiglie in povertà assoluta non lo ha ricevuto - per trasformarsi soprattutto al Sud in un surrettizio strumento clientelare. Ma dall'analisi del voto è uscita una fotografia ancora più preoccupante: nella fascia di età tra i 18 e i 24 anni, infatti, un terzo dei ragazzi meridionali ha scelto il MoVimento, dandogli così la palma di primo partito. Una tendenza che svela quanto sia necessaria una profonda operazione politica e culturale per scuotere dal letargo una generazione che vede nell'assistenzialismo l'unico appiglio di sopravvivenza. È una pericolosa illusione, perché oltre il 70 per cento di chi ha ricevuto il sussidio da quando fu varato nel 2019, dopo più di tre anni ne è ancora beneficiario. Questo significa che il reddito di cittadinanza è una specie di grande parcheggio senza vie d'uscita, che non apre alcuna prospettiva se non quella di un confinamento a oltranza nel limbo della semipovertà e del lavoro nero, perché l'incrocio tra sussidio e politiche attive è stato un fallimento e ci vorrà una svolta radicale per far funzionare i centri per l'impiego. In Italia abbiamo tra i tassi più alti d'Europa di dispersione scolastica e Neet (giovani che non studiano, non lavorano e non cercano lavoro) oltre che pessime performance in lettura e in matematica rispetto agli standard internazionali. Secondo i dati Istat sono tre milioni i giovani non più inseriti in un percorso scolastico o formativo, e neppure impegnati in un'attività lavorativa, e dal 2008 c'è stata una crescita costante del tasso di emigrazione giovanile.
Conte fa il pieno di voti al Sud grazie al Reddito: i numeri confermano tutto
Non solo: nelle statistiche di Eurostat i Neet italiani sono il 25% delle corrispondenti classi di età, concentrati soprattutto al Sud. Dal 2014 è operativo il programma Garanzia Giovani, cofinanziato dall'Unione europea, ma non ha prodotto risultati: solo il 14% di questi giovani emarginati è stato infatti intercettato e registrato, e pochissimi hanno ricevuto offerte di lavoro o formazione. La risposta dello Stato a questo dramma sociale non può essere quella grillina, che prevede solo di sussidiare i disoccupati con il reddito di cittadinanza trasformando i giovani in un esercito di inoccupabili. Il Recovery Plan dovrebbe creare 90 mila posti per i giovani entro il 2023, ma la crisi energetica ha modificato in peggio lo scenario e altri interventi sono necessari subito per rilanciare l'occupazione giovanile. Il contrasto all'analfabetismo funzionale e alla dispersione scolastica deve essere una priorità per il nuovo governo, insieme alla necessaria correzione delle storture del reddito di cittadinanza.
"Basta imbrogli sul Reddito". Tajani dichiara guerra alle truffe
Le crisi di questo ventennio, culminate con la pandemia e con gli effetti disastrosi della guerra hanno messo a nudo le criticità del nostro welfare nella tutela della salute, nella promozione dell'istruzione pubblica e nelle misure contro la disoccupazione, che sono state perfino peggiorate dalle controriforme demagogiche introdotte dal decreto Dignità. Ora serve davvero una svolta: Tridico, l'ispiratore del reddito di cittadinanza, ha ammesso che l'obiettivo non era quello di creare lavoro, sconfessando così la propaganda grillina, e dunque è davvero l'ora di cambiare, per non alimentare ulteriormente il parassitismo sociale che ha trovato una cruda conferma nel voto del Sud per i Cinque Stelle. La riconversione dei Neet non sarà un'impresa facile, ma la strada è una sola: premiare il merito, migliorare il circuito scuola-lavoro e concentrare i sostegni sulle vere povertà e su chi non può lavorare, non più su chi non vuole.
Operai e insegnanti hanno votato Meloni. I numeri del disastro di Letta