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Matteo Salvini fa centro con il ministero dell'intelligenza artificiale

Cosimo Fabrizio Dell'Aria
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Matteo Salvini ha fatto centro e speriamo che i suoi alleati di governo seguano la sua proposta: istituire a Milano il Ministero dell’Intelligenza Artificiale e assegnare allo stesso competenze nel settore dell’innovazione, del digitale e dell’IA . E si, perché, con questa proposta concreta, il leader della Lega mostra di aver intuito come, con l’ IA, il nostro Paese potrebbe avere una marcia in più. Questa intuizione innovativa è confortata dai dati economici che sono emersi dal vertice mondiale di Rihad, il Global AI Summit, al quale, in questi giorni, hanno partecipato le menti più brillanti del pianeta e tutte le società mondiali che si occupano di IA. Tra gli speakers, solo italiani, Franco Amalfi, capo delle strategia di sostenibilità di Google cloud e Alessio Garofalo, che, dopo un passato nelle forze armate italiane, è, oggi, a capo di Neom, progetto da 500 miliardi che prevede, in un'area grande quanto la Svizzera, la nascita di una smart-city alimentata da impianti eolici e solari, disciplinati dall’IA: in poche parole, una città, anzi un paese digitale.

 

 

Ora, i dati economici mondiali prevedono che, proprio grazie all’impiego di sistemi di IA, il PIl, a livello globale, sarà incrementato, da oggi al 2030, dell’1,2% l’anno, raggiungendo 13 trilioni di dollari di investimenti. Questa esponenziale crescita del settore dell’IA, però, porta a riflettere su almeno due tematiche fondamentali: la prima riguarda il profilo etico, aspetto ancora solo superficialmente toccato dai Governi Europei, la seconda concerne il mondo del lavoro, che vedrà un epocale cambiamento nelle modalità occupazionali, inevitabilmente dettato dall’utilizzo dei sistemi di IA. Quanto a questo secondo aspetto, infatti, è stato previsto che, nei prossimi tre anni, l’impiego di sistemi di IA porterà, per il 50% circa dei lavoratori, un cambiamento nelle modalità lavorative: non più mano d’opera ordinaria, ma tecnologica, del futuro. Ora, se molte possono essere le riflessioni sui pro e sui contro di un’eventuale digitalizzazione della nostra vita quotidiana, questi primi due temi, concernenti etica e lavoro, non possono più essere accantonati. È per questo motivo che il Ministero dell’Intelligenza Artificiale e dell’Innovazione, ove venisse istituito, avrebbe un ruolo fondamentale, reso ancor più efficace da una distribuzione delle sue competenze in linea orizzontale e non verticale, in modo tale che esso si occupi delle applicazioni di IA in tutti gli altri i ministeri, a prescindere dal fatto che ciò possa scontentare questo o quell’istituzione, che si senta privata di alcune delle proprie attuali mansioni.

 

 

Insomma, la proposta Salvini dovrà essere affiancata da una riflessione politica comune del nuovo governo, senza provincialismi e con una unico obiettivo: incrementare l’uso dei sistemi di IA in tutti i settori, dalla sanità ai trasporti, dai servizi per i cittadini alle imprese. Mi rimangono, a questo punto, tre sole raccomandazioni. La prima è che sia un politico con esperienza a guidare il Ministero e non un tecnico, in quanto, mentre la Politica ha il compito di mediare tra le necessità dello Stato e i bisogni dei cittadini, un tecnico si fermerebbe, quasi sicuramente, ai dati tecnici e finanziari. La seconda raccomandazione è che, dopo aver scelto un politico a capo del Ministero, questi si circondi di tecnici che possano consigliare le migliori soluzioni tecnologiche e che abbiano maturato esperienze di lavoro a livello mondiale: pensare che l’italiano sopra citato, oggi a capo di un progetto tecnologico da 500 miliardi, non venga chiamato per poter consigliare l’Italia sul futuro tecnologico da intraprendere mi sembra, infatti, un’aberrazione. Il terzo ed ultimo consiglio, che mi permetto di dare, è di avere coraggio e di osare, anche a costo di sbagliare. Stiamo, infatti, affrontando una rivoluzione tecnologica che impatterà sulla vita di tutti noi e sulle nostre imprese. Siamo, perciò, coraggiosi, ma anche ottimisti, perché, come sosteneva, Churchill: «L'ottimista vede opportunità in ogni pericolo, il pessimista vede pericolo in ogni opportunità».

 

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