Il pasticciaccio combinato dal Nazareno. Un harakiri punire i vecchi amici
Bruno Bracalente, brillante professore di statistica già presidente della Regione Umbria, dice che per massimizzare i voti con questo sistema elettorale si possono utilizzare tre strategie: una coalizione aritmetica, una coalizione programmatica o una coalizione che sia insieme aritmetica e programmatica. La prima soluzione è la più realistica, la seconda la più idealistica, la terza sicuramente la migliore di tutte. Rispetto a tale schema, la Destra ha saputo imboccare subito la prima strada, minimizzando le differenze della seconda (che comunque esistono) e proponendosi come soggetto politico della terza.
Enrico Letta, segretario del Pd, è invece riuscito nel capolavoro di non percorrerne alcuna. Tappa per tappa, queste le sue mosse. Prima della caduta di Draghi, egli ha perseguito con tenacia l'intesa con Giuseppe Conte, pur tra le perplessità di qualche piddino. La sua non era però una cattiva idea: avrebbe costituito infatti il presupposto per costruire un'alleanza di sinistra almeno aritmetica. Poi la mancata fiducia dei 5 Stelle a Draghi ha spinto Letta a dare ascolto alle sirene antipopuliste. A questo punto egli ha puntato a un Patto programmatico con Azione di Calenda, più Bonino e Bonelli. Ma, tempo quarantott' ore, ha siglato un accordo uguale e contrario con Sinistra Italiana di Nicola Fratoianni. Inevitabile è stato allora l'abbandono di Calenda, avviato a costruire con Renzi il terzo polo.
Di fronte a questo pasticciaccio, una mano a Letta è sembrato darla addirittura Silvio Berlusconi. Quando il capo di Forza Italia se n'è uscito con la battuta infelice che, con l'auspicato avvento del presidenzialismo, Sergio Mattarella sarebbe dovuto andare a casa (battuta presto ritirata dallo stesso Berlusconi, con elogi a Mattarella e a Draghi), il Pd ha pensato bene di invocare il voto utile. In un sistema che tende al bipolarismo - ha ribadito il segretario - osi sta con Meloni o con noi. Peccato che nel frattempo si sia aperta la lotta per le candidature, con la camicia di forza, dopo la riforma costituzionale, della brusca riduzione dei seggi disponibili. Com' è noto, gli ineffabili politici italiani di tutti i partiti gradiscono solo collegi sicuri.
E, con i sondaggi non proprio brillanti, al Nazareno è iniziato il balletto del dentro/fuori. Qui Letta ha compiuto l'ennesima svolta, penalizzando pesantemente Base Riformista del ministro Guerini in sospetto di legami con Renzi. Pazienza per Lotti, dalla chiacchierata relazione con Palamara, ma punire i vecchi amici della Margherita è sembrato un harakiri. È così cominciato in sottofondo il congresso anticipato del Pd per la scelta del segretario in sostituzione di Letta nel caso egli non raggiunga risultati significativi. Ma anche il prossimo leader (Bonaccini?) non potrà stare sereno, perché avrà un gruppo di parlamentari non scelti da lui e in più un Nicola Fratoianni pronto ad opporsi a tutte le proposte del Pd su Agenda Draghi, rigassificatori, termovalorizzatori, aiuti all'Ucraina.