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Nel Pd l'allergia a Israele è un problema diffuso

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Benedetta Frucci
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Le posizioni fortemente antisioniste del candidato del Pd in Basilicata Raffaele la Regina, insieme a quelle di Rachele Scarpa (nella foto), candidata dem a Treviso, non hanno fatto altro che far venire a galla quello che nel Pd è un problema diffuso: una certa allergia allo Stato di Israele.

La perfetta maschera per gli antisemiti è infatti l'antisionismo: un modo per rendere accettabile l'attacco al popolo ebraico passa infatti, per queste brillanti menti, per la negazione del diritto ad esistere di Israele. Un problema profondo, perché interviene sul posizionamento del Pd in politica estera.

Non essere dalla parte dell'unica democrazia del Medio Oriente, di un baluardo della lotta al terrorismo islamico, significa anche non stare dalla parte della Nato, degli USA. Significa insomma che i dem restano agganciati ad un mondo di estrema sinistra che poco ha a che fare con il riformismo, con il progressismo e con un'idea di sinistra europea alla Blair e molto ha invece a che spartire con quella cultura massimalista che abbiamo visto ogni 25 aprile, quando veniva impedito alla Brigata Ebraica di sfilare in corteo o quando i partigiani cattolici e liberali venivano insultati ed emarginati. È un problema non da poco per l'identità del Partito democratico e del suo segretario, Enrico Letta, che di tutto può essere accusato tranne che di avere posizioni ambigue in politica estera. Un problema di cui dovrebbe occuparsi, anziché fare le pulci a Giorgia Meloni agitando un pericolo fascista inesistente.

Passino infatti i post celebrativi nei confronti dell'Unione Sovietica - un regime che ha provocato milioni di morti- del candidato del Pd Marco Sarracino, nostalgico di Lenin, così come pure quelli di ammirazione per Palmiro Togliatti - legato a doppio filo, piaccia o non piaccia, a un dittatore sanguinario come Stalin-chiarendo però che non sono meno gravi dei nostalgismi fascisti dei militanti Fdi.

Li chiamerei, in entrambi i casi, peccati veniali: qualcosa che fa parte del folklore, più che degli ideali politici. La chiarezza in politica estera, è, al contrario, un punto su cui non si può transigere. I candidati dem ostili ad Israele, come voterebbero in Aula se ci fosse la necessità di un sostegno a Tel Aviv? Come si potrebbero in caso di invio di armi all'Ucraina? Domande che Enrico Letta avrebbe dovuto farsi prima di sostituire i candidati moderati e riformisti con estremisti che fanno- a questo punto-impallidire perfino Fratoianni.

Fatti che mostrano come la strategia del segretario nella compilazione delle liste sia stata totalmente fallimentare, dettata dal rancore personale, più che da una visione politica, ma anche come il Pd sia un partito irriformabile e ingovernabile in cui la componente postcomunista dirà sempre la propria nella selezione della classe dirigente.

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