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È il turismo la leva per contrastare la frenata del Pil e il crollo della produzione industriale

Bruno Villois
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I numeri della produzione industriale di giugno, inequivocabilmente, certificano l'inizio di un peggioramento che proseguirà fino ad almeno primavera prossima, con scarti in progressione, sempre che le tensioni tra Cina e Usa non si trasformino in qualcosa di ben più consistente e quindi pericoloso. Il dato di luglio, in uscita a settembre, dovrebbe assestarsi anno su anno su -1,6/1,8% per poi proseguire nei mesi successivi con il medesimo ritmo. Il secondo quadrimestre ha vissuto della catena di ordini dall'estero di fine anno scorso, ormai in esaurimento. A preoccuparsi particolarmente di una produzione industriale che rallenta vistosamente saranno le aree territoriali ad alta vocazione manifatturiera, con forti ripercussioni sull'occupazione, obbligando il ricorso alla cassa integrazione, e sui consumi, a loro volta già flagellati dall'inflazione galoppante. Sul combinato produzione industriale, occupazione e consumi, le forze politiche dovrebbero esprimersi chiaramente presentando una propria ricetta, da far applicare a livello nazionale.

 

 

Una ricetta che può prevedere gli ammortizzatori sociali per i lavoratori e forme di garanzia pubblica sulle esposizioni bancarie, ma che deve essere necessariamente basata su una politica industriale e commerciale di lungo periodo articolata, dettagliata, scadenzata. Investimenti pubblici; forme di sostegno alle filiere che offrano ai capi filiera supporti finanziari, sia sotto forma di crediti di imposta, che di concessioni bancarie garantite dagli enti pubblici, non solo statali ma anche degli enti locali, i quali per farlo ricorrano all'emissioni Boc e Bor locali da offrire a sottoscrittori del territorio; azioni sociali a tutela del territorio, che utilizzino come forza lavoro chi il lavoro l'ha perso. Infine su una intensa e continuativa azione che ci faccia puntare sempre più, per i prossimi decenni, sull'attrattività, di cui, non a caso, il Lazio, grazie a Roma, è ai vertici nazionali. Il governo regionale e il comune di Roma debbono essere ben consapevoli che il tesoro del turismo ha lo stesso peso che ha la manifattura Made in Italy che va nel globo, nell'arco dei prossimi mesi sarà proprio il turismo a fare la differenza per evitare il crollo del nostro Pil.

 

 

La politica di ogni colore dovrebbe puntare nel programma elettorale a garantire un impegno, ben più ampio di quello profuso finora, per valorizzare l'attrattività Paese puntando a superare i 100 milioni di presenze turistiche. La forza che può avere Roma è quella di imporre alla politica nazionale di doversi impegnare a realizzare un piano industriale Paese in cui ci sia impegni e programmi di pari importanza tra manifattura, e turismo, che vuol dire anche commercio e servizi. Adesso, con la tempesta perfetta in arrivo sull'Italico suolo, è fondamentale concentrare un azione comune tra politica e rappresentanze socio-economiche-finanziarie perché si riesca a contrastarne gli effetti disastrosi che si possono scatenare sul nostro complesso Paese. Bene non dimenticarsi che mettendo al centro la politica industriale e commerciale, riconoscendo pari importanza al turismo, si deve allestire intorno i satelliti dell'istruzione e formazione permanente, dell'ambiente, energia, infrastrutture e trasporti, socio-sanità-assistenza, mettendo come riferimento parallelo l'attrattività Paese.

 

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