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Populismo alla rovescia, la sinistra sa solo evocare i fantasmi del passato

Andrea Amata
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Gli organi di informazione con i loro analisti politici di pedigree progressista esibiscono il trauma dell’epilogo anticipato della legislatura più per la prospettiva, che si staglia all’orizzonte, di una nuova maggioranza di centrodestra che per la caduta del governo Draghi in sé. Gli stessi che osannavano la maggioranza trasversale di unità nazionale, perché formatasi nell’alveo della legittimità costituzionale che ne sanava l’innaturale simbiosi di governo, oggi deplorano l’esito prodotto da una dialettica maturata nell’epicentro istituzionale della nostra Repubblica: il Parlamento. Si accusa il centrodestra di «draghicidio», nonostante sia chiara l’imputazione politica per la caduta del governo con le impronte digitali di Giuseppe Conte sul non voto al decreto Aiuti a sancire le prove sostanziali sulle cause che hanno determinato lo scioglimento delle Camere. Il Movimento 5 Stelle si è dimostrato incapace di sostenere una linea di governo compatibile con l’esigenza di ammodernare il Paese, che è appesantito da zavorre anacronistiche ereditate dal passato di cui è urgente liberarsi. Il dissenso sul termovalorizzatore di Roma è emblematico della dissociazione dalla realtà che rende i Cinquestelle decontestualizzati dal tempo corrente. La crisi energetica e le disfunzioni nella gestione del ciclo dei rifiuti non possono prescindere da interventi di sinergia fra le risposte alle due emergenze. Dalla reciproca implicazione dei due settori è possibile realizzare moderni ed eco-sostenibili impianti di combustione della spazzatura per generare energia, iniziando a realizzare un tassello significativo, seppure non esaustivo, nel piano di contenimento dell’emergenza connessa sia al cronico deficit impiantistico nella lavorazione dei rifiuti sia alla scarsità di autonomia energetica. Non capire l’importanza strategica di tali azioni equivale a porsi in contraddizione con la realtà che si pretende di governare.

 

 

 

 

L’impraticabilità alla continuità del governo Draghi è derivata dalla posizione del M5s a cui il Pd voleva vincolarsi, contro gli interessi del Paese, anteponendo l’illusione del campo largo alla certezza del governo larghissimo. Con le elezioni indette per il 25 settembre e le previsioni di voto, che prefigurano una vittoria del centrodestra, la sinistra ripercorre il solito canovaccio, ammonendo sull’incombente pericolo fascista nel tentativo di materializzare nella percezione collettiva una paura che appartiene alla sfera dello spiritismo politico. La sinistra applica una sorta di populismo capovolto nel metodo, non potendo dopare di aspettative positive l’elettorato per ricavare consenso, perché è già testata nelle promesse fallite, si limita ad evocare i fantasmi del passato nel tentativo di rendere impresentabile l’avversario. Lo stesso avversario, la leader di FdI Giorgia Meloni, di cui non disdegnava i voti in Parlamento per autorizzare lo scostamento di bilancio teso a finanziare le scelte della maggioranza draghiana. Il Paese ha bisogno di un governo sostenuto da forze politiche omogenee, con la stessa visione valoriale, per imprimere un cambiamento reale nell’assetto istituzionale e per fronteggiare le criticità socio-economiche esacerbate dalla guerra russo-ucraina, oltre che dalla pandemia. Il centrodestra si concentri sulle liste da compilare, ispirando le scelte dei candidati a criteri di competenza, serietà e radicamento, ed offra al Paese una proposta credibile e in grado di mobilitare la partecipazione popolare, che nelle recenti consultazioni elettorali ha manifestato un preoccupante disincanto con la diserzione delle urne.
 

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