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Elezioni, con il voto balneare questa estate sarà un Papeete per tutti

Antonio Siberia

Dai governi balneari alla campagna elettorale da... spiaggia. Dai tempi della Prima Repubblica l'Italia è cambiata e parecchio. All'epoca della Democrazia cristiana, alleata coi partiti laici, i brividi estivi riguardavano crisi di maggioranza e governi balneari, esecutivi messi su in fretta per superare le tensioni politiche e scavallare l'estate, lasciando andare tranquilli al mare gli italiani prima dell'arrivo dell'autunno.

Oggi, nel 2022, l'Italia si trova invece ad affrontare una campagna elettorale on the beach, ragion per cui tutte le battute e le ironie facili fatte in passato sul Papeete di Matteo Salvini, del 2019, vanno a ramengo.

 

Ci saranno dieci, cento, mille Papeete in questa estate con comizi elettorali sotto l'afa, in località di mare e di frescura, in stabilimenti balneari, tra piazze e sagre paesane, nel bollore delle città e riguarderanno tutti i politici, di destra, di centro e di sinistra.

I poster ed i manifesti elettorali si mischieranno alle locandine degli show estivi ed a quelli dei concerti dei cantanti in giro per il Belpaese, mischiando divertimento e preoccupazioni, quelle di saper sceglier bene chi votare. Come andrà a finire nelle urne lo settembre quando verrano spogliati i voti italiane.

Giulio Andreotti, statista democristiano che di governi e di campagne elettorali se ne intendeva assai (è un fatto, che lo si ami oppure no) ripeteva che «in politica i tempi del sole e della pioggia sono sapremo dopo il 25 degli italiani e delle rapidamente cangianti».

 

Un bel variabile insomma. Ecco in questo cambiar veloce adesso entra di diritto anche l'estate elettorale 2022. Tra l'altro vi entra in un anno, vedi a volte le coincidenze che il destino si diverte ad incastrare, in cui cadrà il 28 ottobre il centenario della marcia su Roma, correva l'anno 1922 (che segnò l'avvento del fascismo al Potere) ed in una stagione - l'estate appunto - che per l'Italia racchiude almeno un altro paio di date-simbolo della sua storia: il 25 luglio, giorno in cui il Gran Consiglio del fascismo votò contro Benito Mussolini e l'8 settembre, l'armistizio cui sarebbero seguiti quasi due anni di feroce guerra civile tra italiani. Lasciando perdere la cabala e il calendario, perché la superstizione non è adatta alla politica, queste coincidenze di date colpiscono assai. Ragion per cui, un invito alle forze politiche, a tutte, ed accorato: per favore, nello scegliere i vostri slogan elettorali per la campagna che sarà, non abbiate timore nel dargli sapore ma evitate con cura quelli più facili, tipo «il tradimento» dell'Italia, una narrazione che invece sembra stia prendendo piede, oppure quelli tromboneschi della serie, «inchioderemo i nostri avversari politici sul bagnasciuga» o ancora, «chi sceglie noi sceglie l'Italia».

 

Già l'estate sarà caldissima, già in televisione, nei talk, fioccheranno battibecchi e fregnacce elettorali tra candidati e avversari, evitateci almeno l'inflazione degli slogan a bischero! La noia d'estate, no!