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Economia laziale al sicuro dalla crisi grazie al turismo

Bruno Villois
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]l sistema socio-economico laziale mantiene le posizioni raggiunte nell’anno precedente. Nel 2021 le principali variabili economiche hanno macinato ottimi risultati recuperando oltre i 2/3 di quanto perso nel 2020. Anche il primo trimestre dell’anno in corso ha mantenuto lo stesso trend ma a fare ulteriormente la differenza in positivo è stata l’attrattività turistica, cioè Roma. La quale è sempre più caput mundi, termine che le è stato attribuito ai tempi dell’impero romano quale crocevia di ogni attività politica, economica e culturale mondiale, adesso non lo è più dei primi due, ma torna ad esserlo dell’attrattività turistica e culturale. Il suo peso sulla composizione del Pil laziale supera ormai i 3/4 e in termini di reddito procapite è superiore di oltre il 20% a quello mediano della regione. Se il turismo mantiene fede alla aspettative Roma, insieme a Milano, Venezia e Firenze con le rispettive regioni, dovrebbe evitare una possibile recessione, visto che il dato turistico extralarge potrebbe compensare il calo di quello derivante dalle produzioni industriali, indirizzate entro e fuori confine, e a causa della siccità della produzione agricola, molto ambita anche per l’export. Il dato del secondo trimestre potrebbe cominciare a risentire di un iniziale rallentamento della domanda manifatturiera, la cui origine è ascrivibile a varie componenti: il mancato arrivo di parte rilevante della componentistica, bloccato dai lockdown imposti dalle autorità cinesi, l’incertezza conseguente al conflitto Russia-Ucraina, che si manifesta appieno attraverso all’esplosione speculativa delle materie prime all’origine della produzione di energia, ma anche per molte produzioni manifatturiere indirizzate all’export, e infine da una domanda interna sui settori abbigliamento, elettronica da consumo e automotive, in diminuzione, o statica. I mercati di sbocco delle produzioni nazionali ma anche laziali sono principalmente il tedesco, seguito dal francese a pari livello con quello Usa e solo quest’ultimo appare finora in piena salute. All’opposto dovrebbe essersi incrementata la domanda turistica, trainata dalle presenze Usa e dell’Europa del Nord. A beneficiarne, anche in misura rilevante, dovrebbe essere la componente dei servizi. L’ipotesi recessione appare fondata sul presupposto che perduri il conflitto Russia-Ucraina, se così fosse si alimenterebbe un’incertezza che favorirebbe un’esplosione speculativa delle materie prime e di molte componenti destinate alle produzioni manifatturiere. Le ipotesi più nefaste prevedono i prezzi del gas e petrolio alle stelle, nel caso i due giganti della terra, Usa e Cina, non definiscano un nuovo ordine mondiale, trovando entrambi una posizione univoca sulla Russia. Un’inflazione dell’occidente che arrivi a superare il 12/15 % creerebbe le condizioni per stabilire un arretramento sociale di lunga durata, con conseguenze inimmaginabili e il turismo, perno dell’economia romana, perderebbe consistenza e di riflesso domanda indotta. Indispensabile sempre più concepire un’idea di Ucraina che riallinei i rapporti tra Europa e Russia, con la Cina garante della Russia e gli Usa dell’Europa.
 

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