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Scompare Leonardo Del Vecchio, ma non la sua idea di rafforzare la finanza italiana

Andrea Giacobino
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Se n'è andato «un grande italiano» come l'ha definito il presidente del consiglio Mario Draghi. Leonardo Del Vecchio, fondatore di Luxottica e attuale presidente di EssilorLuxottica, è morto ieri al San Raffaele di Milano dove era ricoverato, per una polmonite. L'imprenditore aveva da poco compiuto 87 anni, era il fondatore e presidente di Luxottica che poi ha condotto alla fusione con la francese Essilor per creare EssiloLuxottica, un gruppo che oggi conta oltre 180mila dipendenti. Azionista di EssilorLuxottica col 32,2% ma anche di Mediobanca (19,2%), Generali (9,8%), Covivio (26%) e Unicredit (1,9%), la sua ricchezza attraverso la holding di famiglia, la lussemburghese Delfin, quest' anno è stata valutata dalla rivista Forbes in circa 25 miliardi di euro. Nato a Milano il 22 maggio del 1935, Del Vecchio era l'ultimo di quattro fratelli. Il padre Leonardo, di origini pugliesi, morì poco prima della sua nascita, e la madre scelse di dargli lo stesso nome, successivamente fu affidato al collegio dei «Martinitt», dove restò fino alla fine della scuola media, per poi andare a lavorare come garzone in una fabbrica produttrice di medaglie e coppe. Dopo corsi serali all'Accademia di Brera, a 22 anni si trasferì in un paese del Trentino dove lavorò come operaio e nel 1958 si spostò ad Agordo, in provincia di Belluno, per aprire una bottega di montature per occhiali: dopo tre anni, nel 1961, la trasformò in Luxottica, con quattordici dipendenti. Da lì la crescita ininterrotta del gruppo fino a diventare uno dei maggiori imprenditori del Paese ed europei.

 

 

Con la sua scomparsa, a cui hanno reso omaggio molti protagonisti della politica e dell'economia, si apre la partita della successione all'impero. Del Vecchio possedeva direttamente il 25% in Delfin e diritto di usufrutto e quindi di voto per il restante 75% del capitale. Ora la proprietà della cassaforte verrà equamente divisa fra i sei figli - Claudio Maria, Marisa, Paola, Leonardo Maria, Luca e Clemente - tutti con quote paritetiche del 12,5% mentre il 25% spetta alla moglie Nicoletta Zampillo. Alcune modifiche statutarie apportate proprio recentemente dallo stesso Del Vecchio aprono però un rebus in quanto attribuiscono al fondatore di Luxottica la facoltà di indicare con atto scritto il suo successore. Ciò vuol dire che potrebbe essere anche un membro esterno alla famiglia. E qui si aprono diversi scenari. Secondo alcuni a prendere le redini dell'impero sarà il suo erede naturale, il primogenito Claudio Maria, classe 1995, dal 2018 amministratore delegato della Salmoiraghi e Viganò. Ma sembra che abbia più chance Francesco Milleri, manager e consulente molto vicino a Del Vecchio che lo ha sostenuto nella sua ascesa ad amministratore delegato di EssilorLuxottica. Per assicurare la compattezza del groppo, poi, lo statuto della Delfin prevede che tutti i soci debbano trovarsi concordi nelle scelte importanti, dato che serve l'accordo quasi totale (oltre l'88% delle quote) per le deliberazioni.

 

 

Insomma, Del Vecchio aveva voluto garantire la collegialità delle decisioni, ma era da sempre contrario al coinvolgimento dei familiari nella guida del suo impero. Il passaggio sarà comunque molto delicato e il rischio di tensioni tra i diversi rami della famiglia non andrò sottovalutato. Una cosa è certa: chi ai piani alti delle Assicurazioni Generali e Mediobanca spera che con la scomparsa di Del Vecchio tramonti il suo sogno di rendere più grandi e più forti i due gioielli della finanza italiana, resterà deluso. L'imprenditore ha lasciato precise indicazioni di continuare quest'opera di rinnovamento delle due istituzioni, nella quale ha trovato ad accompagnarlo un altro imprenditore come Francesco Gaetano Caltagirone. Che non a caso ieri ha voluto rendere omaggio a Del Vecchio definendolo «un grande italiano, un amico e un uomo di principi».

 

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