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Lo spread fa il doppio gioco, anche Mario Draghi rischia di soffrire

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Paola Tommasi
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Chi di spread ferisce di spread perisce. Se nel 2011 fu la lettera della Bce all’Italia, firmata Mario Draghi, a mandare a casa il governo Berlusconi, quest’autunno potrebbero essere gli effetti della politica monetaria di Christine Lagarde, successore (non all’altezza) di Draghi a Francoforte, a mettere la parola fine all’esperienza di Super Mario a palazzo Chigi.

L’economia è fatta di cicli, più o meno buoni. E ogni ciclo ha i suoi strumenti per essere affrontato. Le decisioni che vengono prese prescindono dalle persone che guidano le Istituzioni. È se mai la politica a caricare di significato, appunto politico, gli eventi e le relative conseguenze, e a fare o meno la fortuna degli uomini. Draghi si è trovato a capo della Bce fino al 2019, negli anni in cui i banchieri centrali avevano in mano le sorti del mondo e il potere di cambiare i destini dei governi comprando titoli di Stato. Oggi si trova a capo dell’esecutivo italiano con la Bce che ha innescato, per cause di forza maggiore, il processo inverso. E con i conti pubblici, fino ad oggi «addolciti» da condizioni esterne positive, che cominciano ad apparire per quello che davvero sono: debito pubblico oltre ogni limite, anche quello cattivo cominciato da altri Presidenti del Consiglio che però Draghi non è riuscito a bonificare.

 

 


La decisione di Christine Lagarde di terminare l’acquisto di buoni del Tesoro dei Paesi dell’eurozona in difficoltà, come l’Italia, e di aumentare gradualmente i tassi di interesse di riferimento della Bce era nelle cose perché il Quantitative easing iniziato proprio da Draghi durava da troppo tempo e perché l’inflazione è schizzata oltre l’8% quando il suo livello fisiologico sarebbe intorno al 2%. La guerra in Ucraina ha solo accelerato questo processo. Gli economisti dibattevano da tempo su come uscire da una tale situazione limitando i danni e i mercati ne avevano scontato gli effetti. Lagarde ha spiazzato tutti rinnovando un rischio già valutato e, quindi, duplicandolo. Rispetto all’approccio che probabilmente Draghi avrebbe avuto al suo posto, l’attuale presidente della Bce ha sbagliato la comunicazione, che nei casi della politica monetaria è fondamentale, facendo crollare le Borse. E non è la prima volta che succede con Lagarde, probabilmente per la sua formazione più giuridica che economica oppure per la sua reazione agli eventi avversi che evidentemente non riesce a essere ponderata. Fece lo stesso all’inizio della pandemia, generando panico nei mercati che cominciavano a entrare in fibrillazione per i primi lockdown causati dal Covid e che andavano tranquillizzati piuttosto che terrorizzati. Con i suoi toni felpati, lo ha fatto notare anche il sempre cauto nostro ministro dell’Economia Daniele Franco: «Quello che dobbiamo evitare è di introdurre in questo contesto tensioni non necessarie», ha detto. Con Draghi alla Bce probabilmente l’euro e l’Europa sarebbero in mani migliori mentre non pare proprio che la sua presenza a palazzo Chigi faccia la differenza per l’Italia: lo spread ha ricominciato a salire. Con lui come con Berlusconi.
 

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