Giornata nazionale della democrazia, ecco perché serve
Quale sarebbe stata la nostra storia nazionale se il 18 aprile del 1948 il Fronte popolare, egemonizzato dal Partito comunista, avesse vinto le prime elezioni politiche dell’Italia repubblicana? La nostra giovane democrazia sarebbe diventata adulta o la vittoria delle sinistre avrebbe comportato il passaggio del nostro Paese nell’orbita sovietica?
Quel 18 aprile, agli albori della Guerra Fredda, dopo mesi di tensioni nelle piazze e i rischi di una nuova guerra civile, gli italiani furono chiamati a scegliere non solo quali forze politiche avrebbero governato il Paese, ma da quale parte del mondo stare. E gli italiani scelsero l’Occidente, scelsero la democrazia. Mai come oggi, con una guerra in Europa scatenata dalla Russia, sentiamo forte il valore di quell’esito elettorale. Un esito che permise all’Italia di conoscere decenni di crescita economica e soprattutto di consolidamento delle istituzioni democratiche. Ecco perché, proprio oggi, è doveroso ricordare quel 18 aprile di 74 anni fa, istituzionalizzando il ricordo di quella data.
Lo ha fatto il deputato di Forza Italia Roberto Novelli (nella foto), raccogliendo l’appello lanciato dalle pagine de «Il Tempo», depositando una proposta di legge che istituisce la Giornata nazionale della democrazia, da celebrarsi ogni 18 aprile con iniziative nelle scuole e nelle sedi istituzionali. Una proposta che chiunque abbia a cuore la libertà e la democrazia non può che condividere. Perché proprio quell’esito elettorale permise, oltre che posizionare l’Italia dalla parte giusta della storia e del progresso, anche a chi allora era sensibile alle sirene comuniste di continuare a difendere le proprie convinzioni, mentre al di là della cortina di ferro chi si opponeva al regime doveva fare i conti con una spietata repressione.
Il disegno di legge di Novelli non è dunque un espediente per aggiungere al calendario dei ricordi una ricorrenza in più: è il riconoscimento del significato di quel 18 Aprile, che con la guerra in Ucraina e il ritorno a un mondo diviso in due blocchi ha riacquistato una straordinaria attualità: allora fu paragonato a una seconda Lepanto, con i comunisti al posto dei musulmani che volevano invadere l'Europa.
Se il 25 aprile del '45 aveva segnato la fine del nazifascismo per l'opera determinante delle truppe anglo-americane e della Resistenza, il 18 aprile di tre anni dopo fu la data in cui l’Italia scelse la democrazia e la libertà. Riconoscere al 18 aprile il suo valore autentico è dunque un atto dovuto, perché costituì una cesura nella storia con un prima e un dopo. Una data che cade esattamente una settimana prima il 25 aprile. Una vicinanza che potrebbe rafforzare il senso e il significato delle due giornate, dando corpo, come ha spiegato l’onorevole Novelli, a una festa della Libertà che unisca davvero il Paese.