Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

"Forse era meglio morire". Trent'anni Totti lascia la Roma

Nicola Dalla Mura
  • a
  • a
  • a

Trent'anni d'amore, di passione, di lacrime e gioie, trent'anni di matrimonio con la Roma finiti con una fredda e dolorosissima email inviata alle 12.41 al Ceo del club giallorosso. Il 17 giugno 2001 Francesco Totti diventava campione d'Italia per la sua prima ed unica volta in carriera, il 17 giugno di 18 anni dopo, con tantissimo amaro in bocca, il Capitano dice arrivederci al suo più grande amore. E lo fa in una lunga e a tratti divertente conferenza stampa nel Salone d'onore del Coni. «Oggi ho dato le mie dimissioni dall'As Roma tramite un'email inviata al Cio. Speravo non ci fosse mai questo giorno, ma purtroppo è arrivato ed è molto brutto per me - ha detto Totti - viste le condizioni ho pensato fosse doveroso prendere questa brusca decisione. Non ho mai avuto una possibilità operativa all'interno dell'area tecnica della Roma ed ho pensato fosse giusto fare questo passo. L'ho fatto per il bene della Roma, perchè davanti a tutto ci deve essere lei. Questa decisione l'ho presa per colpe non mie». «Quello di oggi è un momento terribile, altro che quando ho smesso di giocare - ha aggiunto quasi commosso annunciando il suo addio alla Roma, stavolta definitivo - oggi è come morire. Era meglio morire». Francesco Totti, all'interno del gremitissimo Salone d'onore del Coni, punta l'indice contro James Pallotta e Franco Baldini, rei di averlo escluso da ogni decisione: «In due anni e oltre non ho mai sentito nessuno, non ho mai ricevuto nessun messaggio o una chiamata. Di solito se una persona sbaglia qualcosa c'è subito qualcuno pronto a farsi sentire per farti capire l'errore e farti prendere le responsabilità, ma così non è stato. C'erano persone dentro Trigoria che non mi volevano, le stesse persone che non riescono a fare il bene della Roma, e purtroppo c'è chi si fida di queste. Ognuno pensa al proprio bene e non al bene comune e così non si va da nessuna parte». «Questo è un arrivederci, non un addio. Posso dire che è impossibile tenere Totti fuori dalla Roma - ha aggiunto - in questo momento prenderò altre strade, ma quando ci sarà un'altra proprietà e punterà forte su di me io sarò pronto». Così Francesco Totti ha chiarito il suo pensiero. «Ora sto valutando le offerte che ci sono sul piatto e quella che mi farà stare meglio la prenderò col cuore. Prenderò la decisione e sarà decisiva. In questo momento». Tornando alla dirigenza giallorossa, Totti ha sintetizzato il suo pensiero: «Hanno voluto che smettessi, ci sono state tante promesse ma mai nessuna è stata mantenuta. Con il passare del tempo si fanno delle valutazioni, ho sempre messo la Roma al primo posto, ma andando avanti ho capito che invece non avevo più voglia di mettermi a disposizione di gente che mi remava contro». In tanti si sono chiesti quale sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e la risposta sembrerebbe essere la questione allenatore che ha tenuto banco in casa Roma nell'ultimo periodo: «Ho letto tante cose su di me, che che avevo contattato allenatori o espresso pareri su loro, tipo Gasperini, Gattuso, De Zerbi, ma la verità è solo una. L'unico allenatore che ho sentito è stato Conte, che oltretutto aveva dato il suo ok a determinate condizioni. Evidentemente ci sono stati dei problemi che hanno fatto tramontare tutto. In questa stagione invece ho contattato e portato io a Roma Claudio Ranieri, perchè parlando con Fienga avevo pensato fosse lui l'uomo giusto, un uomo vero, che neanche ha chiesto soldi ma che è venuto qui per amore, per questo è ancora doveroso ringraziarlo. Fienga - ha aggiunto - è l'unico che ci ha messo la faccia, è stato il primo a dirmi che voleva facessi il direttore tecnico, dall'altra parte però c'era gente che mi metteva i bastoni fra le ruote». Tornando poi su Baldini: «Con lui il rapporto mai c'è stato e mai ci sarà, se ho preso la decisione di lasciare la Roma è normale che ci siano degli equivoci. Uno dei due doveva andare via, quindi ho deciso da farmi da parte io a malincuore. L'ultima parola spettava sempre a lui, era inutile anche solo pensarle alcune cose. Solo tempo perso». L'ex capitano ha poi sottolineato i danni della lontananza. «Per me il fatto che un presidente si trovi a migliaia di chilometri di distanza pesa tantissimo - ha aggiunto - quando il capo non c'è tutti fanno come vogliono, ovunque è così. È un esempio quasi banale ma del tutto veritiero. Se fosse qui a Roma sono sicuro che tutti lavorerebbero come si deve, tutti si metterebbero sull'attenti. Purtroppo non è così e i danni che questo crea si palesano sempre di più. La Roma andrebbe messa davanti a tutto, ma evidentemente a qualcuno non interessa». «Così è successo anche per la questione De Rossi - ha quindi spiegato Totti - da settembre avevo consigliato di comunicare subito a Daniele che sarebbe stato il suo ultimo anno. Andava fatto per rispetto che si deve avere per il capitano e per ciò che ha sempre rappresentato per Roma e la Roma. È passato del tempo e nessuno gliene ha mai parlato. A Daniele ho parlato da amico, gli ho dato dei consigli. Sono riusciti a farci fuori, è quello che volevano. Ora lo prenderò e insieme andremo a vederci le partite in Curva Sud, alla fine siamo tifosi di questa squadra. Sicuramente come ha detto lui, anche per me è un arrivederci questo e non un addio».

Dai blog