sperimentazione
"Con la mano bionica sono rinata"
Clara, palermitana, 42 anni, è rinata. Da 32 anni le mancava la mano e parte del polso, perduti a causa di un brutto incidente all’età di dieci anni. «Avevo perso le speranze», dice. Invece, due anni fa, è entrata nel programma sperimentale con la nuova mano mioelettrica «e mi è cambiato tutto», racconta. «Ora io penso il movimento e lo faccio, apro la mano perché sto pensando di aprirla. Posso aprirla, chiuderla, posso calibrare la presa. Sembra banale: sono riuscita ad aprire un barattolo. Finalmente». Sorride Clara, spiega il suo percorso clinico con tanta naturalezza. È uno dei pazienti amputati protagonisti degli studi sulla prima mano bionica sperimentata in Italia - pioniera nella ricerca - in grado di dare in tempo reale a chi la indossa – in modo comparabile ad una mano normale - le sensazioni di orientarsi nello spazio anche al buio, andare alla ricerca di un oggetto su un tavolo pure ad occhi chiusi, percepirne consistenza, forma, posizione e dimensioni senza doverlo guardare. È la nuova frontiera della Biorobotica, rappresentata da protesi di nuova generazione impiantate nei nervi del paziente. I risultati della ricerca in materia, condotti dai ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS-Università Cattolica, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, del Politecnico di Losanna, dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e del Centro protesi dell’Inail di Vigorso di Budrio (BO), sintetizzati in due studi presentati ieri all’Accademia dei Lincei di Roma, sono stati pubblicati sulla rivista Science Robotics. La pubblicazione giunge a coronamento di dieci anni del lavoro scientifico del gruppo di scienziati che gli ha dato la luce, coordinati dal professor Silvestro Micera, docente di Bioingegneria presso l'Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant'Anna e presso l'Ecole Polytechnique Federale di Losanna, e dal professor Paolo Maria Rossini, direttore dell’Area di Neuroscienze della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS – Università Cattolica sede di Roma. «Nel nostro studio – spiega il professor Micera - abbiamo dimostrato che la sostituzione sensoriale, basata sulla "stimolazione intraneurale", è in grado di fornire un feedback propriocettivo in tempo reale e in combinazione con un feedback di tipo tattile sensoriale. Il cervello riesce facilmente a combinare le informazioni in maniera efficace ed i pazienti riescono ad utilizzarle in tempo reale con ottime prestazioni». Non è tutto. «Nei pazienti con dolore da "arto fantasma" (quello percepito nella mano amputata, ndr) la mano robotica sensorizzata ha determinato un sensibile miglioramento della sintomatologia», evidenzia il professor Rossini, responsabile clinico degli studi. «Il risultato ottenuto – aggiunge Loredana Zollo, professore associato di Bioingegneria e responsabile ingegneristica del progetto - frutto del progetto "Sensibilia", condotto da bioingegneri, ingegneri, medici e tecnici dell’Università Campus Bio-Medico di Roma e Inail, schiude nuovi scenari nelle prospettive di impianto di arti bionici, probabilmente anche attraverso nuove tecnologie non invasive, per tanti pazienti del Centro Protesi Inail come Clara». «Una grande conquista della scienza di cui essere orgogliosi, che conferma il ruolo centrale dell’Italia in campo scientifico», rimarca il Ministro della Salute, Giulia Grillo. «Non solo – prosegue - perché c’è stata una collaborazione tra università e centri di ricerca, ma anche perché i pazienti sono parte integrante della squadra. Prioritario per me ed il governo è sostenere le eccellenze della ricerca italiana, ma la grande ambizione dal punto di vista politico è quella di poter dare a tutti i cittadini che ne avranno bisogno questo tipo di protesi». Il futuro è proprio il caso di dirlo - è a portata di mano.