Il presepe vivente per riparare la chiesa crollata
A San Giulio si fa messa in tenda per il terzo anno di fila
“Ci stava crollando la chiesa in testa, se n'è accorto un parrocchiano che c'erano dei cedimenti sul soffitto. Siamo stati un paio d'anni con dei sostegni di metallo, e poi a giugno 2016 sono iniziati i lavori di rifacimento, finanziati da Vicariato, Opera romana pellegrinaggi, Conferenza episcopale italiana e dalla parrocchia. Così ci siamo spostati in un tendone, in una tensostruttura di plastica in cui – da quel dì - vengono celebrate le funzioni. Battesimi, comunioni, cresime, pure un matrimonio qualche tempo fa. Prima il tetto, ora la parte interna che necessita di restauri, e le risorse che servono lievitano vertiginosamente. Allora ci è venuta l'idea”. Maria Massari è una volontaria della comunità parrocchiale di San Giulio a Monteverde, che oggi fa parte dello staff di quell'idea sbocciata dalla loro determinazione: il presepe vivente di Porta Asinaria. Per raccogliere fondi, in attesa di rivedere di nuovo in piedi la parrocchia del loro quartiere nata intorno alla fine degli anni '50, che tre anni fa ha pure subìto un incendio, i fedeli hanno messo in scena - per il terzo anno consecutivo – il presepe in carne ossa. Di nuovo come lo scorso anno in quel di San Giovanni, nel sito del Comune di Roma riaperto, sempre dall'anno scorso, alle visite guidate, che ha ripreso letteralmente a vivere. L'iniziativa, patrocinata da Campidoglio e diocesi di Roma, è allestita fin nei dettagli dalla comunità. Impegna 400 persone dello staff, che cuciono instancabilmente i costumi di scena e sono state attente ad ogni più piccolo particolare, e 350 comparse, bambini compresi. Ci sono i bimbi-vasai, c'è il falegname, c'è il fabbro, ci sono Erode e la tessitrice, c'è il battitore di moneta, ci sono gli animali, il fuoco che arde, le spezie vere, e Ginevra e Nicola nelle vesti di Maria e Giuseppe. E' aperto fino al 6 gennaio dalle ore 16.30 alle 19.30, il 10 è, invece, il giorno dedicato alle scuole (h 10-13). Fa di media 3mila visitatori al giorno, che rimangono estasiati. “Tre anni fa ci siamo guardati in faccia e ci siamo detti che dovevamo rimboccarci le maniche”, racconta padre Dario Frattini, parroco di San Giulio. “Quando finiranno i lavori della parrocchia? Speriamo entro l'estate”, dice. “Ci vengono tante famiglie – aggiunge il parroco - spiace che quest'anno ancora non si sia visto nessuno del Comune di Roma a visitarlo”.